mercoledì 26 giugno 2013


DOMENICA 30 GIUGNO

Ritrovo davanti al comune di Cecina alle ore 9.00

Pranzo a sacco

Spostamenti in auto o moto

 

Una carovana che da Cecina si snoderà per tutta la valle fino ad arrivare a Saline di Volterra, lungo il percorso visiteremo alcuni degli scempi ambientali della zona e soprattutto cercheremo di far luce sulle vere cause della crisi idrica.
100 anni di presenza in Val di Cecina della multinazionale Solvay hanno ampiamente dimostrato l'inconciliabilità, fra lo sfruttamento intensivo di acqua e salgemma, e la salvaguardia del territorio.
Sprofondamenti di terreni, formazione di laghetti salati, insalinazione delle falde, enorme consumo di acqua dolce. Ma non è finita.
L'asportazione di enormi quantità di minerale salino dal sottosuolo modifica radicalmente il sottosuolo stesso, sconvolgendo la circolazione acquifera sotterranea residua: si sospetta che molti milioni di metri cubi d'acqua si perdano nelle rocce profonde per questa causa. (geologo Sebasiano Vittorini, CNR Pisa). Inoltre le soluzioni prospettate sono del tutto scellerate, come la costruzione dell'invaso IDROS alle porte di Cecina che prevede di invasare 3 milioni di acqua di piena sull'unica falda di acqua buona rimasta alla popolazione e quello di Puretta nel Parco di Berignone.
Ci soffermeremo sui principali punti di prelievo idrico da parte della Soc. Solvay:
· laghetti della Magona
· gli invasi del famigerato progetto “idros”
· la Steccaia
· i pozzi lungo l’asta del fiume
Proseguendo arriveremo ai cantieri di estrazione del salgemma con le relative subsidenze e la formazione di laghetti salati; ed infine il Botro di Santa Marta dove, da 50 anni si scarica mercurio da parte della fabbrica chimica di Saline.
 
NO ALL'INVASO IDRO-S E A QUELLO DI PURETTA
NO AL FURTO DI ACQUA E SALGEMMA DA PARTE DELLA SOLVAY
NO AL RICATTO SUI LAVORATORI

Promuovono : Comitato Beni Comuni Val di Cecina, Movimento Cinque Stelle Cecina e Rosignano, Medicina Democratica

Per info 3293229939
 

Le tappe della passeggiata fra il mercurio

 
1° Tappa – Laghetti Magona (circa un milione di mc) : creati nel 1700 dalla ferriera e dalla fornace di Laterizi, furono acquisiti da Solvay negli anni 80. Sono alimentati da un canale sotterraneo che parte dalla Steccaia, diga e canale costruiti nel 1700. L’acqua viene pompata direttamente verso lo stabilimento di Rosignano. Si sospetta che vi siano sepolti fusti di rifiuti tossici, e sicuramente a fianco c’è una discarica di rifiuti urbani dismessa.
2° Tappa – Cavi del Fiorino. Creati dai cavatori di argilla (laterizi) e ghiaie, qui Solvay vorrebbe realizzare un invaso per circa 3 milioni di mc di acqua di piena del fiume Cecina (Progetto IDRO-S). Il principale pericolo sarebbe l’inquinamento dell’ultima falda buona e di una certa consistenza fruibile dalla popolazione, nei pozzi circostanti. Un altro pericolo certo sarebbe che Solvay estrarrebbe con questa acqua anche sale per uso civile (contratto ETISolvay: 2 milioni di tonnellate di sale per Solvay, 150.000 per ETI, ex-Salina di Stato)
3° Tappa Miniera Solvay di salgemma di Ponteginori (Buriano) Si notino i laghetti creati dagli sprofondamenti del terreno, causati dalle estrazioni di salgemma dal sottosuolo. Qui Solvay convoglia 6,5 milioni di mc d’acqua dolce dai pozzi della Cacciatina e molti altri, iniettati nel sottosuolo, poi riestratti saturi di salamoia e convogliati a Rosignano per tubazione. Un terzo della salamoia non viene sfruttata dai vecchi impianti di Rosignano e gettata in mare. A Buriano è stata attiva, almeno fino al 2006, la tecnica di fare “ diagrafie” al sottosuolo con “pasticche” radiottive al cesio, poi ufficialmente abbandonata. Si noti a monte della miniera la discarica di RSU di Buriano, e a valle il botro Grande inquinato da sale.
4° Tappa – Ponte per Montegemoli e Canova: Il ponte è schiantato a causa delle subsidenze del terreno circostante, e l’armatura di ferro è in parte scoperta e corrosa dalle fuoriuscite di salamoia. Qui avvenne, nel dicembre 1994, la fuoriuscita di salamoia al mercurio che dallo stabilimento di Saline tornava alla miniera di Canova (si notino ora i due laghetti di sprofondamento) per essere arricchita e rispedita nello stabilimento. Nei laghetti di Canova e nei terreni circostanti si stima che siano presenti almeno 50 tonnellate di mercurio. “Sito da bonificare con urgenza” secondo la Regione Toscana nel 1999, ma ancora intoccato, perché le
istituzioni non riescono ad “individuare” i responsabili della bonifica....
5° Tappa- Danneggiamento della ferrovia e della strada statale, causato dalle subsidenze. Botro Santa Marta, affluente del Cecina, in cui ALTAIR (impianto cloro di Saline) scarica mercurio in base all’autorizzazione provinciale del 2003, rinnovata nel 2007.
6° Tappa – Nuove concessioni Solvay. Terrazzamenti, con bisboscamento ed alterazione dell’ambiente e del paesaggio creati da Solvay per lo sfruttamento dei giacimenti concessi con la V.I.A. favorevole della Regione Toscana nel gennaio 2004 (Contratto Solvay-ETI, per lo sfruttamento trentennale di nuovi giacimenti, fino ad allora intatti e di proprietà della salina di Stato). Sfruttamento non ancora attivato per la sentenza del TAR del 3.7.07, che ha bloccato tutto per la mancanza d’acqua.
7° Tappa – Pozzi della Cacciatina, nel letto del fiume in secca, estraggono acqua per 365 giorni l’anno, fanno parte degli oltre 65 pozzi Solvay in Val di Cecina. Alla testa dei pozzi solo recentemente sono stati posti dei contatori, che peraltro spesso non funzionano. Secondo l’ultimo disciplinare che si conosce, Solvay paga l’acqua di falda 7 (sette) lire al metro cubo.
La Concessione di estrazione d’acqua della Cacciatina è fra l’altro scaduta dal 1992, ma Solvay continua ad estrarre indisturbata.

venerdì 14 giugno 2013

MEDICINA DEMOCRATICA: Scarichi Solvay, il regime copre la multinazionale, ma anche se stesso.

Un profondo senso di disgusto prende qualunque persona onesta che legga le dichiarazioni degli amministratori toscani. Cercando di superare questo disgusto, entriamo brevemente nel merito, nella speranza di fare chiarezza, non tanto tra gli amministratori (non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire), quanto tra la gente onesta ed inquinata.
Dunque, la Solvay di Rosignano scarica in mare i propri rifiuti speciali gratuitamente da sempre. Ad un prezzo prudente di 300 euro a tonnellata (tanto costerebbe un corretto smaltimento in discarica autorizzata) Solvay ha risparmiato negli ultimi 40 anni (dalla legge Merli) almeno 1.400 milioni di euro. Solo questo lascia intendere il motivo del consenso che si è creata tra gli amministratori.
Ma andiamo con ordine: Solvay scarica in mare, in deroga ai limiti della legge Merli (1976), della Delibera dei Ministri 4.2.77, del Decreto legislativo 152/99 gli scarichi bianchi, o solidi sospesi, che trasportano - secondo l’ultima dichiarazione Solvay al Ministero dell’ambiente - 1.449 kg di arsenico e composti, 91 Kg di cadmio e composti, 1.540 kg di cromo e composti, 1.868 kg di rame e composti, 71 kg di mercurio e composti, 1.766 kg di nichel e composti, 3.218 kg di piombo e composti, 15.049 kg di zinco e composti, 145 kg di diclorometano, 3 kg di tetraclorometano, 73 kg di triclorometano, 350 kg di fenoli, 327 kg di fosforo, 5,5 tonnellate di azoto, e addirittura 717.000 tonnellate di cloruri.
Negli anni ’70 il comune di Rosignano “le venne incontro”, scaricando nel fosso bianco le proprie fogne, raffreddandolo e diluendolo. Non bastava. Dagli anni ’90 ASA scarica i reflui del depuratore nel solito fosso bianco, poi anche quelli del depuratore Aretusa, che Solvay periodicamente non preleva e non riutilizza come concordato, ad ulteriore danno della popolazione e della parte pubblica, che lo hanno pagato.
Ma non basta ancora, com’era prevedibile. Ma dove non si arriva rispettando la legge, si arriva con i cosidetti “accordi di programma”. Nel 2003 con la regìa del ministro Altero Matteoli – ex verniciatore Solvay/Consonni -  si stipulava un accordo di programma che prevedeva, tra l’altro, di ridurre gli scarichi bianchi da 200mila tonnellate/anno a 60 mila entro il 2007. Tutte le tappe intermedie di riduzione (2004-2006) furono fallite, ma  la Regione erogava ugualmente 30 milioni di euro pubblici a Solvay “a stato di avanzamento lavori”. Insomma, la Regione sapeva dell’inadempienza, ma pagava lo stesso. Qualunque persona onesta penserebbe ad una truffa combinata ai danni dello Stato.
Oggi gli scarichi bianchi sono ancora almeno 120 mila tonnellate l’anno, il doppio di quanto concordato nel famoso accordo del 2003, e quel che è più grave trasportano il doppio di arsenico, il doppio di mercurio, il doppio di cadmio, di cromo, di piombo, di nichel, di zinco ecc di quanti ne avrebbero “dovuto” trasportare in mare. 
Di quali limiti rispettati parlano  i nostri amministratori ? come sarà possibile raggiungere la qualità “buono” del nostro mare nel 2015, con questi incredibili ritardi ? di quale non pericolosità parla il sindaco di Rosignano ? Che dovrebbe sapere che i metalli pesanti si accumulano nell’ambiente, e che se una  spruzzata occasionale di arsenico può essere poco nociva, tutt’altra cosa è l’accumulo ormai secolare di metalli pesanti, che oltretutto  colpiscono in sinergia tossica, moltiplicando i danni alla salute. 
Occorre chiudere subito  gli scandalosi scarichi Solvay,  prima che diventino per la Toscana l’equivalente degli alberi da tagliare a Istambul.                                          

14/6/2013

Maurizio Marchi
Medicina Democratica - Sezione di Livorno e della Val di Cecina
www.medicinademocraticalivorno.it

giovedì 6 giugno 2013

STOP AGLI SCARICHI SOLVAY IN MARE



 

Stop agli scarichi Solvay in mare


Arsenico, mercurio, cromo, cadmio, nichel, piombo, cloro derivati, fenoli. Solvay scarica da un secolo i propri rifiuti in mare gratuitamente, inquinandolo e stravolgendolo. L’ONU (Rapporto n. 124

Unep) considera Rosignano uno dei 15 luoghi costieri più inquinati d’Italia.

A  cinque anni dall’ennesimo esposto di Medicina Democratica, la Magistratura finalmente  mette sotto accusa  Solvay: ce ne rallegriamo e speriamo che stavolta si vada fino in fondo: una radicale ambientalizzazione del vecchio stabilimento è la principale garanzia per i lavoratori ancora lì occupati.

Dalle notizie di stampa di questi giorni abbiamo conferma di un altro fatto inquietante: ASA (l’azienda dell’acqua e delle fognature, controllata dai Sindaci), con un grosso tubo da 70 centimetri convoglia gli scarichi fognari nel fosso Solvay, diluendo gli inquinanti chimici. Insomma lo scandaloso scarico industriale finora è convenuto a tutti, a danno dei cittadini e del mare. 

Stavolta sarà la volta buona  per voltare pagina, all’alba del secondo secolo?

ASSEMBLEA – MANIFESTAZIONE
SABATO 8 GIUGNO 2013
dalle ore 16.30 - Lungomare Colombo
Rosignano Solvay

Tutti i cittadini sono invitati, per saperne di più e per organizzarsi

Movimento 5 Stelle
Medicina Democratica
Comitato Beni Comuni Val di Cecina

martedì 4 giugno 2013

Un po' di storia: 2008 - Esposto alla Procura della Repubblica di Livorno...

Sezione di Livorno e della Val di Cecina

Alla Procura della Repubblica di Livorno
(alla cortese attenzione del sostituto procuratore RIZZO)

Oggetto : Scarichi Solvay, nocività e sospetto di truffa.

Si fa seguito alla nota del 20.6.06 inviata per conoscenza a codesta spett. Procura, e per competenza al Sindaco di Rosignano Marittimo, avente ad oggetto “Diffida a permettere balneazione e sosta alle spiagge bianche”, che si allega in copia. (allegato 1)

Nel frattempo questa Associazione interessava della questione anche altre Autorità, con la nota del 1.3.2007, che si allega in copia, rimasta senza alcuna risposta (allegato 2).

Le questioni che si pongono con il presente esposto sono le seguenti.

La soc. Solvay di Rosignano, non rispettando gli impegni formalmente sottoscritti con l’Accordo di programma del 31.7.03 ( a cui sono collegati un pre-accordo del luglio 2002 e un accordo “per la definizione dei tempi e delle modalità per l’erogazione del finanziamento” del 23.6.04)
1 – ha arrecato danno alla salute pubblica e all’ecosistema marino, continuando nello scarico di solidi sospesi e di mercurio, oltre i limiti dell’accordo per i solidi,
2 – ha ricevuto illecitamente finanziamenti pubblici legati al programma di riduzione degli scarichi, non rispettato, di cui all’Accordo citato,
3 – ha costruito un nuovo impianto (elettrolisi a membrana) detto “Progetto Leonardo” senza un’adeguata preventiva bonifica del sito inquinato, come previsto dalla legge,
4 - dato che il rispetto dell’Accordo citato era la condizione indispensabile per ottenere l’autorizzazione in deroga agli scarichi a mare, effettivamente concessa dalla Provincia di Livorno il 21.1.2000 e reiterata nel 2004, il non rispetto dell’Accordo rende automaticamente illegale lo scarico di solidi sospesi in mare oltre i limiti di legge, dal 2000 alla data odierna.

L’Accordo di programma del 31.7.03 prevedeva in sintesi:
a) solidi scaricati in mare in 200.000 tonnellate/anno: riduzione del 30% entro il 31.12.2003, riduzione complessiva del 60% entro il 31.12.2006, riduzione complessiva del 70% entro il 31.12.2007.
b) fermata dell’elettrolisi a mercurio entro il 31.12.2007 e costruzione della nuova elettrolisi a membrana entro il 31.12.2006 previa bonifica del sito inquinato.
c) Risparmi d’acqua dolce e di materiali di cava.
d) Finanziamenti pubblici a fondo perduto per circa 20 milioni di euro.

Scarico di solidi in mare

Questa Associazione ha chiesto ed ottenuto , ai sensi della legge 241/90 le relazioni semestrali redatte da ARPAT Livorno, previste nell’Autorizzazione prov.le del 21.1.2000, dal 2001 al 2007 compreso.
Dalla relazione relativa al 2° semestre 2007 risulta che – al 31.12.2007, termine ultimo di verifica dei risultati – gli scarichi Solvay in mare ammontavano ancora a 148.359 tonnellate annue, mentre avrebbero dovuto - ai sensi dell’Accordo citato – ammontare ad un massimo di 60.000 t/a (riduzione del 70 % su 200.000 t/a).
Tale fallimento del risultato concordato nell’Accordo avrebbe dovuto essere ampiamente previsto dalle Autorità preposte al controllo, riunite in una “Commissione di Verifica dell’Accordo”, dato che i risultati intermedi erano stati falliti.
Infatti dalle relazioni semestrali ARPAT risulta – nonostante che la portata del fosso di scarico fosse misurata solo da Solvay almeno a tutto il 2006, e fornita alle autorità di controllo – quanto segue : nelle relazioni semestrali fornite nell’ottobre 2001, luglio 2002 e febbraio 2003 risulta addirittura un consistente AUMENTO degli scarichi solidi (rispettivamente 218.000 t/a, 266.000 t/a, 254.000 t/a), mentre nella relazione di gennaio 2004 lo scarico scende “miracolosamente” a 160.000 t/a che – con una riduzione del 20 % complessivo – fallisce comunque l’obbiettivo di riduzione del 30 % al 31.12.2003.
Nella relazione al gennaio 2007 risulta ancora uno scarico di 160.000 t/a di solidi, a fronte di un obbiettivo di 80.000 t/a massime (meno 60 % complessivo).

L’osservazione di tali mancate riduzioni di scarico avrebbe dovuto indurre le autorità (in particolare la Regione Toscana, tenuta ad erogare i fondi a stati di avanzamento) ad interrompere la corresponsione dei finanziamenti a fondo perduto, che invece non risultano mai interrotte.

Costruzione nuova elettrolisi e fermata della vecchia

La costruzione della nuova elettrolisi a membrana ha aggirato ed evitato la proceduta di Valutazione d’impatto ambientale (VIA), a differenza di identico intervento nel polo di Porto Marghera, doverosa in quanto si tratta di impianto ad alto rischio d’incidente rilevante (produzione di grandi quantità di cloro). Ha altresì evitato, riducendola a dimensioni ridottissime, la bonifica preventiva dell’ampio sito inquinato da mercurio e clorometani, come risulta dai Verbali delle Conferenze dei servizi tenute fra le autorità locali e Solvay fra il 3 ottobre 2005 e il 20 gennaio 2006, conclusesi con la Delibera n. 11 del 26.1.2006 della Giunta Comunale di Rosignano Marittimo.

Inoltre, la vecchia elettrolisi a mercurio ha continuato a marciare fino al 31.12.2007, rendendo impossibile – anche volendo – la bonifica delle emissioni “correnti” di mercurio, mentre il nuovo impianto era in costruzione. L’accavallarsi dei due impianti (costruzione del nuovo, mentre il vecchio continua a marciare) era d’altronde un punto di grave contraddizione dell’Accordo di programma del 2003, che garantiva la continuità della produzione di Solvay, ma non garantiva
– appunto – una bonifica adeguata del sito inquinato.

Infine non si hanno notizie, né tantomeno garanzie sullo smantellamento e lo smaltimento del vecchio impianto e delle 150 tonnellate di mercurio in esso presenti.

Resta intoccato l’enorme inquinamento da mercurio dell’area di stabilimento Solvay, dell’area circostante esterna e del mare antistante, che vari studi scientifici valutano ammontante ad almeno 500 tonnellate in mare, ed altrettante disperse in atmosfera.

Grave danno alla salute pubblica

Per questo inquinamento, il caso di Rosignano è citato nei testi scientifici accanto a quello di Minamata in Giappone (ad esempio in “Medicina del lavoro” di Luigi Sartorelli, ediz. Piccin 1981), e il Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP-MAP) nel 2002 catalogava Rosignano come uno dei 15 luoghi costieri più inquinati d’Italia (Rapporto n.124).
Questa Associazione sta lavorando da anni alla ricerca di dati che dimostrino il rapporto di causa-effetto di varie patologie con l’esposizione di massa all’inquinamento da mercurio.
Ha composto un dossier (“Mercurio a Rosignano, una tragedia infinita”) che raccoglie tutti gli studi svolti nella zona sull’argomento, negli ultimi trenta anni.

Gli organi bersaglio del mercurio sono il rene, il sistema nervoso centrale e il feto nella donna incinta.
L’unica pubblicazione ufficiale della Regione Toscana, diffusa anualmente, “Morti per causa”, affronta ed esamina solo le cause di morte, quindi è solo parzialmente utilizzabile nel caso specifico, in quanto di malattie renali o di quelle al sistema nervoso si soffre ma raramente o come concausa si muore.
Nella pubblicazione “Morti per causa” tuttavia questa associazione ha messo a fuoco un possibile nesso di causa-effetto dell’esposizione di massa al mercurio nell’eccesso di mortalità infantile, nelle morti per malformazioni congenite, nell’eccesso di suicidi ricollegabili a malattie nervose.

Per altri canali si sa di un eccesso di patologie nervose che coinvolgono addirittura 700 bambini.
Urge pertanto una INDAGINE EPIDEMIOLOGICA mirata, che punti a mettere a fuoco non tanto e non solo le morti, ma soprattutto le malattie con cui si convive soffrendo, con un sovraccarico umano ed economico per le famiglie e la società.

Smaltimento gratuito di rifiuti tossici in mare

Lo smaltimento gratuito di rifiuti industriali, con alto grado di tossicità per l’ambiente e la popolazione della zona va avanti dal 1917 (messa in marcia della sodiera), si è aggravato nel 1939 con la messa in marcia dell’elettrolisi a mercurio, nel 1953 con la messa in marcia di un impianto per la produzione di CVM (Cloruro di vinile monomero) poi chiuso nel 1978 a seguito di una “Indagine sulla popolazione di Rosignano esposta ad inquinamento ambientale da CVM” della Regione Toscana (i lavoratori esposti devono essere monitorati per legge fino a 40 anni dopo la fine dell’esposizione, cioè fino al 2018, mentre per la popolazione esposta non ci sono norme di tutela), e negli anni ’60 con la messa in marcia degli impianti clorometani (prodotti cancerogeni, come il cloroformio e il tetracloruro di carbonio), polietilene ed acqua ossigenata.

Fino alla fine degli anni ’80 (il sottoscritto ne è testimone oculare) esistevano nell’area della foce del fosso di scarico alcune vasche di decantazione, poste in successione, che permettevano la decantazione e il recupero – ai fini di smaltimento in discariche autorizzate – di gran parte dei solidi contenenti tracce di inquinanti quali mercurio, ammoniaca, cloro, clorometani, esano, solventi, ecc.
Tali vasche furono inspiegabilmente soppresse, e da allora lo scarico avviene direttamente in mare. E’ probabile che la soppressione sia avvenuta – con la partecipazione attiva delle istituzioni preposte – con la motivazione che in quegli anni si introdussero strumenti di misurazione degli inquinanti tossici “a piè d’impianto”, cioè all’uscita di ogni singolo impianto parziale (ad es. elettrolisi a mercurio, clorometani, ecc).
Tale motivazione evidentemente non regge, in quanto se anche tali misurazioni avessero rilevato emissioni parziali entro i limiti di legge dei singoli inquinanti tossici, tali emissioni parziali convergevano e convergono tuttora nell’unico canale di uscita, creando una miscela di inquinanti la cui tossicità sinergica è invalutabile.

La soppressione delle vasche è spiegabile più realisticamente con la volontà venale di ridurre drasticamente le spese di smaltimento in discarica dei materiali ivi dragati.

Si segnala che sul sito SIRA-EPER (Registro delle emissioni inquinanti, curato dall’Agenzia europea per l’ambiente, EEA) sono presenti alcune pagine che enumerano le sostanze tossiche emesse dallo stabilimento di Rosignano, distinte per società emittente. La quantità di tali sostanze sembra autodichiarata o stimata, e rappresenta pertanto la base minima per ogni lettura critica o indagine.

Nessuno può dire che non sapeva

Si segnala , come accennato in premessa, che questa associazione già oltre un anno fa, con la nota dell’1.3.07 allegata, chiedeva il blocco dei finanziamenti pubblici a Solvay, evidenziando il pluriennale non rispetto degli accordi firmati, senza ottenere risposta da nessuna autorità in indirizzo.
Riguardo specificamente al mercurio, questa associazione scriveva fra l’altro una nota (allegato 3) all’Assessore regionale all’ambiente Marino ARTUSA (la regione erogava materialmente i fondi a stati di avanzamento) segnalando fra l’altro la inadeguata bonifica del sito inquinato da mercurio, sul quale si stava costruendo la nuova elettrolisi a membrana, come risulta dai Verbali delle Conferenze dei servizi svolte fra l’ottobre 2005 e il gennaio 2006 (diponibili), conclusesi con la Delibera n. 11 del 26.1.2006 della Giunta Comunale di Rosignano M., autorizzativa.

Si segnala infine che fin quasi alla fine del 2006 la portata del fosso di scarico era misurata solo da Solvay, mentre l’ARPAT si limitata a misurare la concentrazione per litro degli inquinanti.
A richiesta di questa associazione, il signor Fernando MARZELLA del Servizio idrologico della Regione Toscana, con nota e-mail del 19.5.08 comunicava che “Nel corso del mese di ottobre 2006 il SIR- Centro funzionale ha istallato un misuratore di portata ad ultrasuoni in corrispondenza del canale di scarico a mare”. (allegato 4)

Visto tutto quanto sopra, si ipotizza:
- grave danno alla salute pubblica perpetrato da Solvay e sottovalutato o coperto dalle
istituzioni,
- truffa ai danni dello stato ed appropriazione indebita di fondi pubblici da parte di Solvay,
- indebita erogazione di fondi pubblici da parte delle istituzioni firmatarie dell’Accordo del
31.7.03,
mancato, o inefficacie, o collusivo controllo da parte delle istituzioni preposte sia del rispetto dell’accordo citato, sia delle attività di Solvay in generale.
Salvo se altro.

Si resta a disposizione per eventuali chiarimenti e si porgono distinti saluti.

28.5.08

Maurizio Marchi (Responsabile prov.le)


Il Re è nudo... Tratto dal Fatto Quotidiano del 4 giugno 2013

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/04/solvay-sotto-inchiesta-per-scarichi-abusivi-paura-di-ilva-toscana/

Solvay sotto inchiesta per scarichi abusivi: la paura di una Ilva toscana

Indagati la direttrice e 4 ingegneri. Per i pm c'erano punti di rilascio sconosciuti all'Arpat e i fanghi erano annacquati per diluire la concentrazione. La società chiede di patteggiare, ma la Procura pone le condizioni: risanamento e fine delle violazioni. Se nel 2015 non sarà tutto ok, potrebbero scattare i sequestri

di Diego Pretini

Rosignano Solvay

C’è una frase che viene sussurrata con un po’ di paura: “Come l’Ilva“. Ma se la situazione del disastro di Taranto è arrivata forse a un drammatico punto di svolta (bisogna agire il prima possibile) la Solvay a Rosignano, finita sotto inchiesta per gli scarichi abusivi nel mare toscano, sembra chiamata ad agire subito. In caso contrario entro due anni si arriverebbe ai sequestri. L’indagine della Procura di Livorno si è conclusa da poche settimane, come ha scritto Il Tirreno. Nel registro degli indagati sono finiti 5 nomi: quello di Michèle Huart, direttrice dello stabilimento, e di altri quattro ingegneri della società. Due i puntelli dell’inchiesta: 4 scarichi rimasti sconosciuti all’Arpat e una procedura per annacquare i fanghi (e aggirare i risultati delle analisi).
Ma in questo caso si va un passo oltre. C’è infatti l’ammissione da parte della stessa azienda che non tutto è stato effettuato seguendo le regole: la Solvay ha chiesto il patteggiamento che i magistrati hanno però posto a condizione di effettuare un piano di risanamento e di messa in regola che potrebbe costare fino a 10 milioni di euro. Ma è fissato già anche un limite di tempo: nel 2015 sarà effettuato un altro “tagliando” da parte degli esperti e se le cose non dovessero finalmente andare nel verso giusto si potrebbe arrivare ai sigilli del tribunale. 
E dunque, una volta di più, altro che sabbia e colori caraibici: le Spiagge Bianche, raggiunte ogni giorno d’estate da centinaia di persone nonostante il divieto di balneazione per mezzo chilometro, sono bianche non certo in natura. E d’altra parte non è una novità. Basta fare un giro su internet per essere consapevoli dei rischi di sdraiarsi in quell’area e tuffarsi in quel tratto di mare. Ma oggi di nuovo c’è un punto fermo, consegnato da 4 anni di indagini – coordinate dal sostituto procuratore Giuseppe Rizzo e condotte dal Reparto aeronavale della Guardia di Finanza e dall’Arpat – e da due consulenze: la prima di un pool di ingegneri chimici di Milano, la seconda di Albino Trussi, esperto (tra le altre cose) di trattamento delle acque di scarico. 
Le perizie avrebbero assunto ulteriore valore grazie ai rilievi di fiamme gialle e Arpat. I tecnici dell’Agenzia ambientale continuavano a esaminare il punto di scarico “ufficiale”, quella del Fosso Bianco, e un altro utilizzato una tantum. In realtà ci sarebbero stati altri 4 scarichi fino a quel momento sconosciuti. Di più: finora, come ricorda Il Tirreno, la “consolazione” nella vulgata era che dopotutto si trattava dell’innocuo carbonato di calcio. Ora si scopre che non è così. Solo ora infatti, dopo il lavoro della magistratura, ha smesso di diluire gli scarichi. Ora ha realizzato una saracinesca per evitare che sostanze come l’ammoniaca finiscano in mare e per portarle in vasche di contenimento. Ora opera sull’impianto della sodiera per definire portate e composizione dei fanghi. Il consulente della Procura verificherà che tutto questo porti a una regolarizzazione della situazione. Altrimenti, appunto, la Procura è pronta a tornare alla carica. 
Ma se la situazione di Rosignano non sembra così grave come quella di Taranto resta sullo sfondo la solita questione dell’identificazione dello stabilimento che dà lavoro a centinaia di persone con il territorio che lo ospita. Un doppio filo sottolineato in questo dal fatto che il nome dell’azienda è diventato quello della parte più popolosa e nota della cittadina (il municipio in realtà si chiama Rosignano Marittimo e Solvay è una frazione).
Il gruppo Solvay è uno dei primi dieci gruppi chimici del mondo, con oltre 30mila dipendenti in 42 paesi. In Italia ci sono 11 sedi per oltre 2mila dipendenti: quello di Rosignano è lo stabilimento più grande con 803 dipendenti. Gli impianti (circa 2mila ettari) sono stati costruiti nel 1941: la multinazionale belga estrae salgemma dai giacimenti di Volterra e del resto della Val di Cecina. Qui si produce carbonato di sodio, bicarbonato di sodio anche per uso farmaceutico, cloruro di calcio, cloro, acido cloridrico, materie plastiche, acqua ossigenata. La sodiera di Rosignano fornisce la quasi totalità del fabbisogno di carbonato di sodio dell’industria italiana. 
Tuttavia cittadini e associazioni della zona (in prima fila Medicina Democratica che ha anche presentato più di un esposto) non si sono mai rassegnate e hanno chiesto con costanza un rigoroso rispetto delle regole per rispettare ambiente e regole sanitarie. Ha fatto quasi storia un referendum del 1988 che bocciò il progetto di un nuovo impianto, nonostante il parere favorevole di molti partiti, sindacati, istituzioni.
Ma i problemi restano, anche perché sono il prodotto del passato. Prendiamo il mercurio. Scrive Gianni Lannes (in prima linea anche e soprattutto contro ecomafie e inquinamenti) che l’Agenzia ambientale Onu ha classificato questo tratto costiero come uno dei 15 più inquinanti d’Italia: ”Secondo le stime per difetto del Cnr di Pisa – aggiunge – nella sabbia bianca la Solvay ha scaricato 337 tonnellate di mercurio ed altri veleni: arsenico, cadmio, nickel, piombo, zinco, dicloroetano. L’elenco completo è stato pubblicato sul sito dell’Agenzia europea dell’Ambiente. Più precisamente a Rosignano, secondo Legambiente, sono state  500 tonnellate di mercurio, presenti fino a 14 chilometri dalla battigia”. Un’interrogazione del 2010 di 6 deputati del Pd, ricorda lo stesso Lannes, spiegava che nel mare “sono presenti almeno 400 tonnellate di mercurio, come verbalizzato dalla conferenza di servizi nel luglio 2009, dato confermato anche dall’Arpa Toscana. Anche il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare è stato coinvolto grazie all’Osservatorio istituito per verificare se Solvay rispettasse l’accordo di programma del 2003, che prevedeva alcune misure di ambientalizzazione: l’arresto dell’elettrolisi del mercurio, micidiale in quanto produce cloro e soda caustica; la riduzione degli scarichi solidi bianchi fino a 60mila tonnellate l’anno”. Solvay ha peraltro ricevuto 30 milioni di euro pubblici per effettuare le bonifiche che i parlamentari democratici definirono “inesistenti”.
Ora, in ogni caso, la stretta della magistratura. Le condizioni fissate dalla Procura (la bonifica del sito e cessazione della diluizione degli scarichi) finiranno al vaglio del consulente della Procura non solo per dare il via libera al patteggiamento, ma anche per non arrivare ai sequestri.

Importante iniziativa sull'acqua con Movimento 5 Stelle, Comitato BCVdC ed il Gruppo Italiano Amici della Natura