mercoledì 31 luglio 2013

ROSIGNANO SOLVAY O MARINA??????

Comunicato stampa

Leggiamo su Il Tirreno di domenica 27 luglio che il sig Tarchi (CGIL) ironizza con gli albergatori e i commercianti Solvay, che sulla spinta degli ultimi eventi (condanna Solvay per scarichi tossici in mare) vorrebbero cambiare il “cognome” della propria città per non perdere turisti o attirarne di più.
Il signor Tarchi non è convinto … anche se sa bene che Solvay è destinata a chiudere i battenti: le materie prime su cui si basa parte della produzione sono infatti destinate ad esaurirsi proprio grazie all’intenso sfruttamento che ne fa la fabbrica: acqua e sale nel giro di pochi anni non ci saranno più. Nel conto va messo tutto: sfruttamento dei lavoratori (che sono sempre meno e buona parte sono di ditte in appalto e “soci” di cooperative che lavorano a pessime condizioni – e questo il sig Tarchi lo sa bene!) e sfruttamento del territorio e delle sue risorse.
Rinnegare la storia non è giusto, ma soprattutto non serve!
Quel che i commercianti, gli albergatori e tutti i solvaini devono chiedere e pretendere è innanzitutto la bonifica dei loro luoghi prima che Solvay faccia le valigie lasciando un’eredità scomoda e “irrinunciabile” a chi abita e frequenta questo territorio. Così come tutti i lavoratori devono lottare affinchè vengano promossi piani industriali
o di promozione turistica che garantiscano un lavoro utile e dignitoso per tutti.
Anche le amministrazioni locali e regionali non possono più assistere passivamente: è più che mai urgente e indispensabile rivendicare in tutti i modi un piano che si basi sullo sganciamento progressivo ed accelerato dalle saline del Volterrano, la costruzione di un dissalatore da cui ricavare acqua e sale per la lavorazione dell’industria, la messa in sicurezza della filiera dell’etilene (spostamento del vecchio ed insicuro bombolone), le bonifiche in tutta l’area Solvay (vedi http://benicomunivaldicecina.blogspot.it/2013/05/solvay-un-piano-industriale-serio-per-i.html)
Se il signor Tarchi è veramente per la difesa dei diritti dei lavoratori e dei posti di lavoro, come dichiara, deve smetterla di fomentare contrapposizioni dove non ci sono, deve preoccuparsi di trovare soluzioni che rispettino tutti i lavoratori (della fabbrica e del turismo), le condizioni di lavoro e i luoghi in cui lavorano. Non è un impresa impossibile, si tratta solo di decidere da che parte stare: dalla parte di chi lavora o del profitto della multinazionale?

martedì 30 luglio 2013

RICEVIAMO, SOTTOSCRIVIAMO E PUBBLICHIAMO: APPELLO IN SOLIDARIETà A MARTA CAMPOSANO

Come donne abbiamo preparato un appello in solidarietà a Marta Camposano, donna pisana aggredita e molestata dalle forze dell'ordine venerdì 19 luglio in Val Susa e poi ancora umiliata, violata e denigrata da un sindacato di polizia, da giornalisti e da un senatore della Repubblica.
Ve lo inviamo chiedendo di sottoscriverlo sia personalmente che collettivamente per esigere giustizia e fare sentire a Marta che non è sola ad affrontare l'arroganza di chi pensa di poterla continuare a offendere con tutto il potere personale e mediatico di cui dispone.
Fatevi sentire, il silenzio è assordante. Marta ha bisogno di noi, adesso. Se non ora, quando?
Marta Calamia, Valeria Camilloni, Monica Moretto

Per adesioni: monicamoretto1@virgilio.it
pagina Facebook http://on.fb.me/1bFrSSu


Con Marta, donna No Tav.
Nella notte di venerdì 19 luglio, centinaia di uomini e donne No Tav cercano di avvicinarsi alle recinzioni che espropriano una parte della Val Susa: terra di boschi e lavande, terra che dovrebbe dare frutti, terra che uomini e donne hanno vissuto e rispettato. Terra di lotte partigiane, sentieri che hanno visto combattere, e vincere, contro i nazisti. Ma quella terra ora è deserto, ruspe che scavano e abbattono, recinti e check point, gas che avvelenano, con le popolazioni civili, i loro campi e le loro vigne.
Una terra strappata al presente in nome di un “progresso” che avvelena le vite delle donne e degli uomini, impegnato a distruggere i valori e la dignità delle comunità. Un salto indietro nella storia.
Venerdì 19 luglio uomini e donne No Tav si avvicinano nel buio per battere sulle reti e gridare: “mia nonna partigiana me l’ha insegnato, tagliare le reti non è reato”.
Qualcosa è accaduto, venerdì notte, in Val Susa. Centinaia di agenti, esercito armato e attrezzato per la guerra, hanno assalito quegli uomini e quelle donne armati di torce e limoni e bottiglie d’acqua. Hanno chiuso loro ogni via d’uscita e, novella Diaz, hanno operato una mattanza. I più giovani, come testimoniano gli anziani della valle, hanno cercato di proteggere una via d’uscita ai più deboli, consentendoli di arrampicarsi sulla montagna, fuori dai sentieri chiusi dalle “forze dell’ordine”. Hanno pagato un prezzo altissimo, 63 feriti, 2 fermati, 7 arrestati.
Una nostra amica, Marta, 33 anni, pisana, viene fermata, colpita alle spalle durante la fuga. La sua testimonianza racconta le manganellate alla schiena mentre è schiacciata per terra dagli scarponi di agenti di cui non riesce neanche a vedere il volto. La notte è satura di gas e lei non è protetta da maschere, a differenza degli agenti. La trascinano in due, uno le stringe il collo, dell’altro restano sul suo braccio le impronte livide della stretta. La trascinano mentre altri intervengono. Uno alza il manganello e le spacca la bocca (6 punti esterni, 2 interni), altri le palpeggiano il seno e il pube. E’ un coro di insulti, un gridare “puttana”. Sanguinante la portano dentro il cantiere, gli insulti e gli sputi continuano, ci sono i magistrati e anche una donna poliziotto che non porta conforto ma altri sputi e insulti e molestie verbali.
Un medico di polizia raccomanda il ricovero immediato in Pronto Soccorso. Passeranno quattro ore. Quattro ore di sangue sul volto e sputi e insulti al suo essere donna.
Dal Pronto Soccorso la rilasceranno indagata a piede libero. Non è il caso di farla vedere a un giudice.
Ma la Diaz di Marta non è finita. Non è bastato il pestaggio, non sono bastate le violazioni al suo corpo di donna, non sono stati sufficiente “lezione” gli insulti e gli sputi e il ritardo nei soccorsi.
Marta non è stata zitta. Ha alzato la faccia ferita, è andata davanti alla stampa e ha osato raccontare.
Lei, l’unica dei fermati di quella notte d’inferno che poteva parlare.
E allora la caccia alle streghe riparte. Come donne conosciamo i toni e i modi e la violenza profonda di chi ti umilia e viola e insulta un’altra volta. Ed ecco spuntare l’UGL, sindacato di destra, a chiedere per Marta punizioni esemplari. Ed ecco un senatore della Repubblica, Stefano Esposito, Partito Democratico, divertirsi a twittare che Marta è bugiarda, che le manganellate giuste che ha preso se l’è cercate con la sua “guerra allo Stato” e che certo nessuna molestia c’è stata. Una follia di machismo, una banale arcaica prepotenza sulle donne umiliate e su Marta violata che si permette ancora di ribadire, dalle frequenze di una radio nazionale.
Come donne non possiamo tacere. Non possiamo tollerare che la terra, gli uomini e le donne continuino ad essere violati. Non possiamo più sopportare che la vita e i bisogni di tutte e di tutti siano travolti dall’arroganza dei pochi che su questo possono lucrare. Un arroganza che si crede onnipotente, che pensa di poter travolgere i corpi e le vite delle donne e degli uomini, con la violenza delle armi, prima, con quella degli insulti e della denigrazione e delle menzogne, poi.
Per Marta e i feriti della Val Susa esigiamo giustizia.
Per le donne violate esigiamo rispetto. Se il carnefice è pagato dallo Stato ne esigiamo di più.

Donne della Pisa No Tav

domenica 21 luglio 2013

MANIFESTAZIONE ALLE SPIAGGE BIANCHE - 21 LUGLIO 2013

Oggi lungo il litorale di Rosignano Solvay, affollatissimo di turisti ignari, si è svolta la manifestazione di denuncia e informazione sulla reale composizione tossica della più famosa spiaggia caraibica toscana: una discarica industriale a cielo aperto “tollerata” dalle autorità locali che si guardano bene dal far rispettare l’accordo di programma del 2003 permettendo che vengano ancora sversati in mare almeno 120 mila tonnellate l’anno di scarichi bianchi, il doppio di quanto concordato, e quel che è più grave trasportano il doppio di arsenico, il doppio di mercurio, il doppio di cadmio, di cromo, di piombo, di nichel, di zinco ecc. che i bagnanti, non adeguatamente informati, si cospargono su tutto il corpo.
C’è giunta voce che i sindacati Solvay avrebbero voluto inscenare una
contromanifestazione: ebbene non lasciatevi strumentalizzare dal ricatto o lavoro o salute o l’ambiente, o morire di fame o morire avvelenato o devastare il territorio: le soluzioni ci sono! Si tratta di riprendere in mano il nostro futuro e lottare per un nuovo modello di sviluppo che sia contemporaneamente corrispondente alle esigenze della collettività, democratico, ecocompatibile, adeguato alle forze produttive materiali e intellettuali oggi esistenti, creatore di buona occupazione. In questo senso la proposta di piano industriale che abbiamo presentato qualche mese fa e che mette al centro la sicurezza dei lavoratori e lo sviluppo di buona occupazione e comprende la costruzione di un grande dissalatore di acqua di mare dal quale si ricavi sale ed acqua necessari allo stabilimento; il riutilizzo degli attuali scarichi solidi a mare per arginature ed altre sistemazioni ambientali, se compatibili, o da smaltire in discarica autorizzata; il recupero e la valorizzazione del mercurio sversato in mare negli anni scorsi.










lunedì 15 luglio 2013

DALLA PARTE DEI COLIFORMI

 Solvay, un secolo di scarichi tossici in mare.  ORA BASTA!


Dalla parte dei coliformi
 

MANIFESTAZIONE DOMENICA 21 LUGLIO
Ritrovo alla stazione FS di Rosignano ore 9,30, corteo fino al FOSSO BIANCO,  QUI ASSEMBLEA PER INFORMARE I CITTADINI SULLA NOCIVITA’ DELLE SPIAGGE BIANCHE.
Il comune di Rosignano Marittimo, forse pensando di fare un buon servizio a qualcuno, compra (compra materialmente, 4.885 euro IVA compresa nel 2003) la Bandiera Blu per Vada e Castiglioncello, assegnata dalla “Fondazione per l’educazione ambientale”, in virtù soprattutto dell’assenza in mare di coliformi fecali.
Peccato che l’ONU, inconsapevolmente a rovinare la festa, confermi che la zona di Rosignano è uno dei 15 luoghi costieri più inquinati d’Italia dagli scarichi industriali, e che mercurio e arsenico scaricati dalla Solvay si trovino in alte concentrazioni fino ad Antignano (periferia di Livorno) (*) !!Poveri coliformi, sterminati dalla soda, dal cloro, dall’ammoniaca, dal mercurio e dall’arsenico !
Con loro vengono storditi anche il buon senso e la salute della gente, coperti da un pietoso velo blu….
A questo punto non crediamo più che si tratti di chiedere agli amministratori locali o regionali di fare gli interessi della collettività: è evidente che stanno dall’altra parte e lo hanno ampiamente dimostrato! E' necessario invece mobilitarsi, riprendere in mano il nostro futuro e lottare per un nuovo modello di sviluppo che sia contemporaneamente corrispondente alle esigenze della collettività, democratico, ecocompatibile, adeguato alle forze produttive materiali e intellettuali oggi esistenti, creatore di buona occupazione
Promuovono e aderiscono all’iniziativa
Comitato Beni Comuni Val di Cecina, Medicina Democratica, PCARC, Movimento 5 Stelle Cecina e Rosignano, IPC Riparbella, PCL, Anarchici Solidali, SOS Geotermia (Coordinamento dei Movimenti per l'Amiata)
 
SPIAGGE BIANCHE: UNA DISCARICA INDUSTRIALE
Solvay scarica in mare, in deroga ai limiti della legge Merli (1976), gli scarichi bianchi, che trasportano - secondo l’ultima dichiarazione Solvay al Ministero dell’ambiente - 1.449 kg di arsenico e composti, 91 Kg di cadmio e composti, 1.540 kg di cromo e composti, 1.868 kg di rame e composti, 71 kg di mercurio e composti, 1.766 kg di nichel e composti, 3.218 kg di piombo e composti, 15.049 kg di zinco e composti, 145 kg di diclorometano, 3 kg di tetraclorometano, 73 kg di triclorometano, 350 kg di fenoli, 327 kg di fosforo, 5,5 tonnellate di azoto, e addirittura 717.000 tonnellate di cloruri.
Negli anni ’70 il comune di Rosignano “le venne incontro”, scaricando nel fosso bianco le proprie fogne, raffreddandolo e diluendolo. Non bastava. Dagli anni ’90 ASA scarica i reflui del depuratore nel solito fosso bianco, poi anche quelli del depuratore Aretusa, che Solvay periodicamente non preleva e non riutilizza come concordato, con dispersione in mare di schiume nauseabonde.
Nel 2003 con la regìa del ministro Altero Matteoli si stipulava un accordo di programma che prevedeva, tra l’altro, di ridurre gli scarichi bianchi da 200mila tonnellate/anno a 60 mila entro il 2007. Tutte le tappe intermedie di riduzione (2004-2006) furono fallite, ma la Regione erogava ugualmente 30 milioni di euro pubblici a Solvay “a stato di avanzamento lavori”. Insomma, la Regione sapeva dell’inadempienza Solvay, ma pagava lo stesso. Qualunque persona onesta penserebbe ad una truffa combinata ai danni dello Stato.
Oggi gli scarichi bianchi sono ancora almeno 120 mila tonnellate l’anno, il doppio di quanto concordato nel famoso accordo del 2003, e quel che è più grave trasportano il doppio di arsenico, il doppio di mercurio, il doppio di cadmio, di cromo, di piombo, di nichel, di zinco ecc di quanti ne avrebbero “dovuto” trasportare in mare.
Di quali “limiti rispettati” parlano i nostri amministratori ? di quale non pericolosità parla il sindaco di Rosignano ? Che dovrebbe sapere che i metalli pesanti si accumulano nell’ambiente, e che l’accumulo ormai secolare di metalli pesanti, colpisce in sinergia tossica, moltiplicando i danni alla salute.
A giugno 2013 scende finalmente in campo anche la Magistratura, ma si prospettano piccole multe per 4 dirigenti Solvay e un piano di riduzione degli scarichi che avrebbe  dovuto essere realizzato già 6 anni fa.
Quest’anno è saltato lo scandaloso “Circo nero” alle spiagge bianche, ma la truffa e la nocività continuano.
 
Siamo chiaramente in una situazione d'emergenza e pertanto vanno presi altrettanti urgenti provvedimenti quali:
  •     chiudere  subito gli scarichi  a  mare  solvay
  • informare  la  popolazione  sui  rischi per la  salute
  • prevedere nell'accordo di programma che stanno confezionando in regione un dissalatore a carico di solvay da cui la multinazionale ricavi acqua e sale lasciando l'acqua dolce alla popolazione
  • spostare il serbatoio di etilene ad alto rischio dall'area archeologica di vada
  • realizzare un piano industriale che ponga al centro la necessità di un lavoro utile e dignitoso per tutti


 

 
 

 


 

 


martedì 2 luglio 2013

LA LEVA DI ARCHIMEDE

Dal 10 al 14 Luglio 2013, intendiamo costruire un incontro nazionale sul monte Amiata, un momento in cui confrontarsi tra differenti battaglie per la difesa del territorio e la riappropriazione dei beni comuni, un’occasione per costruire un processo collettivo di confronto, oltre che un appuntamento per sostenere la lotta territoriale in Amiata contro la geotermia.
La crisi è il pane quotidiano delle nostre giornate. Ma siamo di fronte ad una crisi o ad una nuova e più aggressiva fase di accumulazione della ricchezza nelle mani di pochi? Una nuova fase in cui questo Stato ed il blocco economico-politico dominante compiono costanti imposizioni nei confronti degli individui e delle comunità. Questo è  il nuovo assetto che governa le nostre vite basato su un saccheggio sistematico che produce costante erosione della ricchezza sociale e dei diritti conducendo alla precarietà e alla povertà, individuale e sociale. Un modello destinato ad aggredire i territori con sempre maggior violenza e ad utilizzare strumenti come le privatizzazioni e la finanziarizzazione per saccheggiare beni e servizi comuni. In Italia come in Grecia, Turchia, Brasile e via dicendo.
Su questi temi nel nostro paese si è aperto un importante fronte di resistenza, duraturo, radicato e radicale che, a sua volta, ha consentito di costruire  una prospettiva alternativa sulla gestione dei territori, i meccanismi partecipativi e gli strumenti di finanza,  accompagnato anche da un ragionamento di indirizzo normativo. Le battaglie a difesa dei territori e dei beni comuni rappresentano uno dei più importanti ostacoli all’aggressione dei processi di  privatizzazione e  finanziarizzazione.
Sono relazioni ed alleanze che si pongono su un piano avanzato, innovativo, passando dalla posizione di trincea ad un vero e proprio rilancio di alternative e di nuovi assetti economici e sociali.
Il referendum sull’acqua è stato vinto nel 2011 grazie alla capacità di costruire un’alleanza sociale dal basso che ha dettato una nuova agenda e imposto all’opinione pubblica il tema dei beni comuni, oggi scippato e vituperato dai partiti politici e non solo, ma non per questo svuotato di significato.
Un’agenda che ha al centro, in maniera ogni giorno più stringente, la questione della democrazia.  Ovvero chi decide sul futuro dei nostri territori e delle nostre vite e come costruire nuovo modelli di organizzazione sociale ed economica che pongano al centro le comunità e la loro partecipazione diretta alle decisioni.
Ma per aprire questo spazio politico è necessario trovare strategie comuni per contrastare la finanziarizzazione dei beni comuni, delle risorse naturali e dei territori e la rottura democratica che questo comporta, dettata dalle dinamiche di un nuovo e più aggressivo capitalismo improntato sulla speculazione sui beni collettivi necessari alla vita.
La proposta di quest’incontro nasce dalla necessità di condividere riflessioni, esperienze, prospettive e strategie con movimenti e comitati che oggi stanno lottando in questa prospettiva. Non intendiamo creare nessun nuovo contenitore, rete o movimento dei movimenti, né tanto meno offrire un’occasione elettorale a nessuno.
Quello che proponiamo è costruire un’opportunità per delineare nessi e punti in comune in cui riuscire ad individuare alcune azioni coordinate. Ci piacerebbe fare uno sforzo di astrazione dalle singole esperienze per fare un passo in avanti tutti/e insieme.
Vorremmo costruire una leva collettiva per sollevarci da quelle imposizioni che schiacciano le nostre vite e i nostri territori ribaltando il profitto generato sulle nostre vite.
Un incontro nazionale che possa essere propulsore di un ragionamento,  ma anche un sostegno concreto alle battaglie contro le bugie della green economy finanziarizzata, incarnate bene dalla geotermia sull’Amiata che produce morte, prosciuga uno dei bacini idrici più grandi d’Europa, garantisce  profitto all’ENEL e che inquina la democrazia nel territorio. Una vertenza emblematica in cui l’energia è il fulcro dello scontro tra due visioni: mercato contro diritti, merce contro bene comune.
Una storia simile a tante altre nei nostri territori.
Da qui intendiamo ripartire per difendere i beni comuni e riprenderci il futuro.
Tutti in tenda sul Monte Amiata!
Promotori:Coordinamento SOS Geotermia
Forum Italiano Movimenti per l’Acqua
Rete StopENEL
Forum Contro le Grandi Opere Inutili e Imposte
Per info e adesioni: campeggio_amiata@acquabenecomune.org
Adesioni:
Movimento No Tav
Presidio Europa No Tav
Re:Common
Comitato SpeziaViaDal Carbone
A Sud
CDCA
Yaku
Forum Ambientalista
Movimento No Coke Alto Lazio
Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”
Comitato No Carbone – Rossano Calabro
Associazione Italia Nicaragua di Livorno
Eco Mapuche
Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune
Libereria AmiatautogestitA
Comitato Opzione Zero – Riviera del Brenta
Confederazione Cobas
Comitato Difensori della Toscana
Attac Italia
Assemblea Permanente No Inceneritori Parma
Coordinamento Toscano dei Comitati Popolari per la Legge Rifiuti Zero
Etinomia
Gruppo promotore “Campagna nazionale no Fracking”
Ola (Organizzazione lucana ambientalista)
Coordinamento Comitati Ambientalisti della Lombardia
Comitato No Gasaran di Sergnano e Nord cremasco
Mondoallarovescia.com, Liguria
Ross@
Spazi Liberati. Toscana specchio d’Europa. Lotte locali e proposte dal basso
Associazione Strade Bianche – Stampa Alternativa
Coordinamento nazionale No Triv
Coordinamento Civico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino
Forum Ambiente e Salute
Assemblea Permanente NoInceneritori di Parma
Comitato nazionale legge rifiuti zero
Ex-Colorificio Liberato – Progetto Rebeldìa

Sostengono anche l’iniziativa:
PRC Partito della Rifondazione Comunista
CARC Toscana
Partito Comunista dei Lavoratori, sezione di Grosseto

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