SABATO 8 FEBBRAIO DALLE ORE 17 PRESIDIO IN PIAZZA A CECINA
PER LA TUTELA DELL'AMBIENTE, DELLA SICUREZZA E DELLA SALUTE DEI CITTADINI
CONTRO LE OPERE INUTILI E DANNOSE
Nei molti capannelli di cittadini che osservavano
preoccupati la piena del fiume Cecina venerdì mattina, si parlava sottovoce
delle colpe del porto turistico in costruzione, che altera la foce ed impedisce il libero deflusso delle acque.
Non i media prezzolati, che semmai assolvono in anticipo
il devastante porto.
Risultato:
tutta la parte nord di Cecina allagata, strade, distributori, case,
sottopassi, fabbriche, dal Fiorino alla Cinquantina, alla Mazzanta di Vada dove,
precipitosamente per facilitare il deflusso delle acque del fiume in mare, è
stato riaperto, dopo 30 anni, il Fosso Tahiti e vicino al mare è stato scavato
un fossato di 40 metri per permettere alle acque di dirigersi al largo. Ed in più, alla foce del Cecina, quasi come “firma” un chiattone di lavoro
del porto staccatosi dagli ormeggi, ha distrutto decine di barche ormeggiate.
Una tragedia da
noi annunciata e finora inascoltata
Infatti, già dallo scorso novembre, con presidi,
volantinaggi, comunicati alla stampa, abbiamo espresso la nostra forte
preoccupazione sul pericolo rappresentato dai lavori del nuovo porto, di
contrarietà nei confronti di un'operazione palesemente speculativa e di selvaggia
cementificazione, nell'interesse esclusivamente privato di comitati di affari,
da noi definita
“Uno scempio privato a danno di tutti”
Abbiamo chiesto che venisse messo al primo posto la
sicurezza, l'incolumità della cittadinanza e la tutela del territorio, con il
blocco immediato dei lavori e il ripristino della foce del fiume Cecina, argomentazioni supportate dalla valutazione del geologo Riccardo
Caniparoli, consulente di Italia Nostra, che ha sempre sostenuto che il
restringimento di quasi la metà della bocca del fiume Cecina, ESPONE a rischio
alluvionale il territorio di Marina di Cecina e a monte, sottoponendo la
popolazione alla minaccia di esondazioni ed allagamenti.
Ed ecco che venerdì scorso, 31 gennaio la piena del fiume
ha rotto gli argini, pur in presenza di una piovosità insistente ma non
eccezionale e soprattutto in assenza di libeccio.
Più volte abbiamo richiesto un Consiglio Comunale aperto per informare
tutta la cittadinanza, ma ancora aspettiamo che sia convocato!!!
Quali
interessi rappresenta questa giunta comunale?
Nel frattempo, le nuove dighe hanno modificato le correnti marine e
l'erosione ha già colpito in maniera devastante le spiagge a nord e a sud della
foce del fiume Cecina. Saranno necessari continui ripascimenti per evitare
che le spiagge scompaiono, a spese di chi? della collettività?
Chi parla di occupazione intorno al porto, deve fare i
conti con l’occupazione distrutta o messa in crisi da questa alluvione, con
l’allagamento di aziende e cave, ed altri danni al sistema produttivo.
Denunciamo infine un disastro nel disastro più generale: i
laghetti Magona, che nascondono una grande discarica comunale di rifiuti
speciali ed urbani, operante fino all’inizio degli anni 90, sono tracimati a
loro volta, inondando i campi circostanti per decine di ettari: che cosa è
stato trasportato su di essi ?
CHIEDIAMO
- L’istituzione immediata di una commissione d’inchiesta sull’accaduto, con la presenza delle realtà e dei comitati contrari alla realizzazione del nuovo porto, che chiarisca responsabilità ed individui e fissi i risarcimenti.
- La fermata cautelativa dei lavori del porto;
- Una nuova VIA del Porto alla luce delle alluvioni del 31 gennaio e del 21 ottobre scorso;
- La verifica immediata dei ritardi sulla costruzione degli argini remoti, previsti da decenni, e realizzati di recente solo in parte, ed a quanto pare inadeguati. Argini costruiti anche allo scopo di rendere edificabili aree a rischio.
- La viabilità limitata e vigilata per il ponte su via Volterra (accesso al porto, area interamente allagata), già lesionato prima dell’alluvione ed ora ulteriormente indebolito.
Comitato Beni Comuni Val di Cecina, Medicina Democratica,
PCARC, G.I.A.N.
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