NO ALL'INVASO IDRO-S E A QUELLO DI PURETTA
NO AL FURTO DI ACQUA E SALGEMMA DA PARTE DELLA SOLVAY
NO AL RICATTO SUI LAVORATORI
NO AL FURTO DI ACQUA E SALGEMMA DA PARTE DELLA SOLVAY
NO AL RICATTO SUI LAVORATORI
GIOVEDI 9 FEBBRAIO dalle ore 21 ASSEMBLEA PUBBLICA a MONTESCUDAIO, saletta comunale
DOMENICA 12 FEBBRAIO dalle ore 10.30 PRESIDIO DI PROTESTA E INFORMAZIONE in P.zza della CHIESA a CECINA
100 anni di presenza in Val di Cecina della multinazionale Solvay hanno ampiamente dimostrato l'inconciliabilità, fra lo sfruttamento intensivo di acqua e salgemma, e la salvaguardia del territorio.
Sprofondamenti di terreni, formazione di laghetti salati, la insalinazione di falde, enorme consumo di acqua dolce. Ma non è finita...
L'asportazione di enormi quantità di minerale salino dal sottosuolo modifica radicalmente il sottosuolo stesso, sconvolgendo la circolazione acquifera sotterranea residua: si sospetta che molti milioni di metri cubi d'acqua si perdano nelle rocce profonde per questa causa (geologo Sebasiano Vittorini, CNR Pisa).
Tutto questo, oltretutto, senza ricadute economiche: secondo il Rapporto Cheli-Luzzati dell'Università di Pisa del 2009 sulle “Ricadute economiche, sociali, ambientali della società Solvay sul territorio”
- Il contributo della Solvay al valore aggiunto complessivo che ricade sul territorio è l' 1-2%;
- Il contributo della Solvay all'occupazione dei residenti sul territorio è del 2-4%;
- Il consumo di acqua dolce di Solvay è il 48% dell'intero consumo.
Ora la multinazionale vorrebbe spostarsi dai giacimenti di Buriano-Ponteginori (ancora sfruttabili per diversi decenni) a quelli più ricchi e in superficie che circondano il paese di Saline: il Tar ha bloccato tutto per ben due volte, nel 2007 e nel 2010, con la sostanziale motivazione che non viene garantita l'acqua alla popolazione.
Nel tavolo istituzionale tenutosi venerdì 3 febbraio a Firenze, i nostri “eletti” hanno sostanzialmente sbracato di fronte ai ricatti e alle richieste della Solvay:
Nel tavolo istituzionale tenutosi venerdì 3 febbraio a Firenze, i nostri “eletti” hanno sostanzialmente sbracato di fronte ai ricatti e alle richieste della Solvay:
- via libera alle nuove concessioni minerarie di Poppiano e Cecina, i cittadini di Saline si vedranno sempre più sprofondare il terreno sotto i piedi.
- via libera alla distruzione del “Masso delle Fanciulle” nell'area incontaminata del Parco di Berignone, con la costruzione dell'invaso artificiale di Puretta ad uso civile
- via libera al progetto IDRO-S, ad uso industriale, alle porte di Cecina che prevede di invasare 3 milioni di acqua di piena inquinata, sull'unica falda di acqua buona rimasta alla popolazione.
Tutte queste sono soluzioni impraticabili. Gli invasi IDRO-S e Puretta sarebbero concentratori di inquinanti e continuerebbe il dissesto del sottosuolo in VdC con l'estrazione del salgemma.
Questo enorme impatto è tanto meno accettabile di fronte alle nuove (poi neanche tanto nuove) emergenze dei cambiamenti climatici (minore piovosità, siccità), e dello scadimento verticale della qualità dell'acqua per i cittadini che, più deboli del colosso belga in questa competizione, hanno dovuto sorbirsi acqua residuale, in deroga ai limiti di legge negli ultimi 10 anni per arsenico, boro, trialometani ed altro, con costi molto alti di depurazione scaricati sulle bollette dei cittadini.
100 anni bastano. Solvay vada a prendersi il sale da altre parti, come fanno tutti gli altri produttori (a cominciare da Altair): ad esempio in mare, con la dissalazione, ottenendo il duplice obiettivo di alleggerire enormemente il peso sulla risorsa idrica e ottenere il sale dal mare.
Il ricatto occupazionale minacciato da Solvay è assolutamente inaccettabile poiché, le concessioni attuali di Buriano-Ponteginori sono sufficienti nella fase di costruzione del dissalatore, l'unico che darebbe prospettiva seria e sicura ai lavoratori.
Alla luce dello straordinario risultato referendario, devono essere rimesse in discussione tutte le scelte fatte sull'acqua negli ultimi 20 anni a questa parte: va affermata la volontà popolare secondo la quale l'acqua e i beni comuni non devono sottostare alle logiche del profitto privato, ai soliti ricatti dei poteri economici forti ed in cambio di misere contropartite.
Questo enorme impatto è tanto meno accettabile di fronte alle nuove (poi neanche tanto nuove) emergenze dei cambiamenti climatici (minore piovosità, siccità), e dello scadimento verticale della qualità dell'acqua per i cittadini che, più deboli del colosso belga in questa competizione, hanno dovuto sorbirsi acqua residuale, in deroga ai limiti di legge negli ultimi 10 anni per arsenico, boro, trialometani ed altro, con costi molto alti di depurazione scaricati sulle bollette dei cittadini.
100 anni bastano. Solvay vada a prendersi il sale da altre parti, come fanno tutti gli altri produttori (a cominciare da Altair): ad esempio in mare, con la dissalazione, ottenendo il duplice obiettivo di alleggerire enormemente il peso sulla risorsa idrica e ottenere il sale dal mare.
Il ricatto occupazionale minacciato da Solvay è assolutamente inaccettabile poiché, le concessioni attuali di Buriano-Ponteginori sono sufficienti nella fase di costruzione del dissalatore, l'unico che darebbe prospettiva seria e sicura ai lavoratori.
Alla luce dello straordinario risultato referendario, devono essere rimesse in discussione tutte le scelte fatte sull'acqua negli ultimi 20 anni a questa parte: va affermata la volontà popolare secondo la quale l'acqua e i beni comuni non devono sottostare alle logiche del profitto privato, ai soliti ricatti dei poteri economici forti ed in cambio di misere contropartite.