Solvay celebra i suoi 100 anni di
presenza a Rosignano, e li dimostra tutti: impianti lasciati marcire, riserve
d’acqua esaurite, investimenti e manutenzioni quasi zero, occupazione al minimo
storico, idee ancora meno.
Solo i profitti spediti all’estero si
mantengono buoni, ed addirittura vorace è l’appetito sulle risorse naturali,
salgemma ed acqua. Ma non si fraintenda, non è una controtendenza al
decadimento: Solvay da anni ha scelto di dirottare i suoi investimenti
sulla finanza, non più sull’industria.
Ed è prevedibile che appena riuscirà a
mettere definitivamente le mani sul salgemma restante della Val di Cecina e sul
progetto d’invaso IDRO-S, darà tutto in gestione ad un’altra
multinazionale, e ci saluterà.
Mai come in questo momento il
futuro dei lavoratori è incerto. Colpa di Solvay che ha preso tanto e dato
sempre meno a questo territorio. Ma colpa anche e soprattutto delle istituzioni
e dei sindacati – deboli e subalterni – che assistono inerti al disimpegno
strisciante della multinazionale, scavando di fatto la fossa ai lavoratori.
Da mesi abbiamo proposto un accordo alternativo, un piano industriale su larga scala, di ambientalizzazione
radicale – con un dissalatore al centro – e di rilancio delle produzioni su
basi nuove, basato sul risparmio energetico e di risorse e sulla difesa della
salute. E’ indispensabile che su questo programma alternativo si mobilitino i
lavoratori, e convergano le forze sane della società per
spingere le istituzioni a schierarsi senza indugi dalla parte dei lavoratori,
dell'ambiente, della salute, degli interessi collettivi contro i ricatti della
multinazionale.
Se non ci sarà fin dai prossimi giorni
questa svolta, la fabbrica continuerà la sua corsa verso il decadimento, e
saranno – più di sempre – i lavoratori a farne le spese. E la popolazione a
subire il danno e la beffa delle mancate bonifiche, con danni alla salute
che si protrarranno per decenni.
Comitato
Beni Comuni della Val di Cecina
Medicina
Democratica
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