domenica 22 settembre 2013

SVILUPPIAMO LA MOBILITAZIONE NEI TERRITORI PER LA RIAPPROPRIAZIONE DEI BENI COMUNI - ADERIAMO ALL'APPELLO DELL'ASSEMBLEA MONTE AMIATA

12 ottobre, giornata di mobilitazione nazionale
In difesa dei territori e dei beni comuni, contro vecchi e nuovi colonialismi
 
“Il 12 ottobre 1492 l'America scoprì il capitalismo..."
(E.Galeano)
 
Siamo donne e uomini che si oppongono quotidianamente al saccheggio sistematico dei nostri territori e dei beni comuni, alla vorace produzione di profitti su beni e risorse che appartengono a tutti e sono fondamentali per le nostre vite, alla continuativa espropriazione della ricchezza collettiva a favore dei mercati e degli interessi del capitalismo neoliberista.
 
Ma affermando i nostri no, affermiamo nuovi e diversi si.
Lo facciamo praticando una nuova partecipazione e ambiti di democrazia diretta, immaginando territori sostenibili nelle loro produzioni e consumi, realizzando una nuova cooperazione sociale, impegnandoci collettivamente alla costruzione delle dinamiche del comune.
 
Su questa base, l’assemblea conclusiva del campeggio del monte Amiata ha indicato una settimana di mobilitazione comune che si aprirà il 12 ottobre, in connessione diretta con le lotte di oltreoceano, a partire da quella contro la diga di Quimbo in Colombia, con azioni diffuse in tutti i territori, che avverranno in maniera coordinata ed in una cornice comunicativa comune e si concluderà il 19 ottobre con una manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto all’abitare. 
La settimana di mobilitazione comprende anche lo sciopero dei lavoratori indetta dai sindacati di base per il 18 ottobre.
Il 12 ottobre è la conquista dell'America e, simbolicamente, rappresenta l'ultimo giorno di libertà per le popolazioni indigene e native, l'inizio della colonizzazione del continente Americano.
Qui da noi le mobilitazioni territoriali del 12 ottobre vogliono essere un momento di costruzione dei nessi e di piattaforme dei soggetti che si battono per la difesa dei beni comuni, contro la logica delle privatizzazione dei servizi pubblici che il governo intende riproporre e per affermare un’idea alternativa di gestione pubblica partecipata e di autogoverno degli stessi.
 
I processi di sfruttamento, privatizzazione e speculazione in atto sui nostri territori mirano infatti ad erigere nuove palizzate intorno ai beni comuni, nuove enclosures. Meccanismi di accumulazione del profitto sostenuti e favoriti da sospensioni continue dello stato di diritto, in cui l'ordine pubblico diviene, in alcuni casi, uno stato di militarizzazione e repressione.
 
Proponiamo a tutti/e di attivarsi nei singoli territori, costruendo nessi tra i diversi comitati ed attivando, per la giornata del 12 Ottobre, una grande mobilitazione in tutta Italia che possa rappresentare il primo passo comune e l'affermazione di un'alterità possibile.
I campeggi e le iniziative di lotta che attraverseranno nell’estate tutta la penisola possono rappresentare un ulteriore momento di confronto per affinare le modalità di costruzione delle mobilitazioni.
 
Loro sono un presente di sfruttamento.
Noi siamo un futuro di dignità.
 
 
 
Assemblea Monte Amiata 14/07/2013

mercoledì 11 settembre 2013

Le “larghe intese” di Solvay

E così Solvay ha parlato. Venerdì 30 Agosto, alla Festa del PD a Rosignano Marittimo, l’Ing. Papavero, nuovo direttore dello stabilimento Solvay di Rosignano ha indicato le linee di programma per Solvay per i prossimi anni. Tutto ruota attorno alla diminuzione della capacità produttiva della sodiera da 900.000 a 650.000 ton/anno. Un processo di ristrutturazione impegnativo per far fronte soprattutto alla diminuzione dei consumi interni dovuta alla contrazione delle richieste nel settore del vetro (edilizia, automobili) e della fabbricazione di detersivi che costituiscono i principali sbocchi della produzione di Rosignano. I maggiori risparmi ed i recuperi di competitività avverranno soprattutto grazie alla diminuzione dei costi della manodopera con una grossa operazione di riorganizzazione interna ed una diminuzione del personale impiegato. In questa operazione Solvay, come ha fatto fino ad ora, si impegna ad evitare, se possibile, il ricorso alla cassa integrazione e a gestire la diminuzione del personale nel modo meno traumatico possibile. Ma non ci sono alternative né spazi di contrattazione con nessuno. Solvay non vuole interferenze: “fa e gestisce il proprio destino in prima persona”.

Gli interlocutori sono avvertiti. Il “gioco di squadra” invocato dal Sindaco Franchi , le prospettive di un “Parco tecnologico Solvay” ed il varo di un “Progetto Integrato di Sviluppo per la Chimica” presentati dall’assessore Simoncini dovranno allinearsi alle strategie di Solvay ed alle modalità con le quali intende affrontare le quattro criticità rappresentate dai problemi negli approvvigionamenti di acqua e sale, dal problema degli scarichi a mare e dai costi energetici richiesti da uno stabilimento definito “energivoro”. Solvay vuole “capire se il territorio ancora crede alle capacità di Solvay” e se è disponibile a “voler fare” le cose che Solvay dice che bisogna fare.

Di fronte a queste posizioni gli interlocutori non hanno sostanzialmente presentato ipotesi realmente alternative. Comune e Regione si sono trincerati dietro le imposizioni del “patto di stabilità” anche se Simoncini ha ribadito il suo impegno ad utilizzare al meglio i fondi del Piano Strutturale Europeo, ma non sono entrati nel merito delle questioni sollevate dall’ing Papavero. Anche il sindacato non è andato aldilà di affermazioni di disponibilità a collaborare con l’azienda limitandosi a chiedere informazioni più dettagliate sui piani ed i progetti di Solvay.

Tutto questo per mettere Solvay in condizione di affrontare i prossimi tre – cinque anni , ma con prospettive comunque incerte sul futuro. Solvay non crede alla ripresa. Oggi la sopravvivenza dello stabilimento di Rosignano è stata pagata dalla chiusura dello stabilimento in Portogallo, ma a chi toccherà la prossima volta? E a che prezzo si ottiene questa “tregua”, questa specie di “larghe intese” a livello locale?

E di cose da discutere ce ne sarebbero state.

A partire dalla questione del rigassificatore e del “Progetto Rosignano” che comunque non è stata risolta ed è ancora lì che pesa sul territorio. Su questo occorre chiedere di arrivare ad un atto finale e definitivo. La rinuncia ufficiale da parte dei proponenti (Edison – Solvay) o la dichiarazione di decadenza dell’autorizzazione VIA da parte del Ministero. (Qualcosa di simile è stato fatto per uno dei progetti di Trieste). Invece nei documenti e nei Piani Energetici di Regione e Provincia continuano le posizioni equivoche, che dicono e non dicono e lasciano aperte tutte le strade. Questo non va bene, caro Simoncini.

Anche perché quella del rigassificatore era (è?) una risposta sbagliata ad un’esigenza che però è reale. Cioè la necessità di innestare nel corpo vecchio dello stabilimento di Rosignano tecnologie e processi nuovi, capaci di ridare linfa e vitalità all’insediamento industriale. Anche con l’apertura a nuovi protagonisti. Cioè a far decollare quella logica di “Parco Industriale” di cui ha tentato timidamente di parlare anche il Sindaco Franchi.

Ci sono necessità sul territorio, pensiamo alla vicenda di ECOMAR, e opportunità industriali quali quelle legate alla “chimica verde” che varrebbe la pena approfondire seriamente. Anche per l’opportunità di aprire a protagonisti Italiani in settori dove esistono posizioni di leadership. Non tutti pensano, come Unilever, che non sia possibile “fare impresa in Italia”.

L’apertura all’innovazione vale anche per il processo della Soda. A partire dalla questione del dissalatore. La discussione sul dissalatore è stata liquidata con uno studio dell’Università di Pisa in cui si è concluso che la produzione di acqua mediante processo di dissalazione dal mare non era economica rispetto a continuare ad usare l’acqua del Cecina e delle falde della zona. Con un particolare. Che l’impianto era destinato a lavorare solo quattro mesi su dodici e che la salamoia ottenuta sarebbe stata ributtata a mare. Come fare il brodo e buttare via il bollito! Se si pensa che l’acqua del Cecina è utilizzata essenzialmente per produrre la salamoia si può ben capire che forse ci sono delle questioni che andrebbero studiate più a fondo. Ora, nessuno ha la pretesa di voler insegnare a Solvay come si fa la Soda, ma il dovere delle istituzioni che rappresentano i cittadini è quello di mettersi in grado di verificare puntualmente le affermazioni di un soggetto privato specie dove ci sono così grossi impatti sul territorio.

E, a proposito di verifiche, visto che la soda si può fare anche per carbonatazione della soda caustica ottenuta con il processo a membrana, forse non sarebbe fuori luogo un lavoro di indagine più approfondito e l’elaborazione di un eventuale processo alternativo all’attuale.

Lavoriamo Simoncini, diamoci da fare. Altro che “Larghe intese” !
 
Rosignano 2/9/2013


Monica Ciucchi
Augusto Menconi

Comitato per il No al Rigassificatore a Rosignano

martedì 10 settembre 2013

Cambiare nome, ma soprattutto ambientalizzare la vecchia fabbrica

Pubblichiamo un contributo di Maurizio Marchi:
 
C’è un “non detto” nel dibattito sul cambio del nome di Rosignano: la scandalosità degli scarichi in mare di Solvay e la pur tardiva incriminazione da parte della magistratura di 5 dirigenti della multinazionale. Incriminazione innescata, checché se ne dica, dall’esposto di Medicina democratica del 28.5.2008, seguito da numerosi aggiornamenti.
Incriminazione che si concluderà, nonostante il clamore suscitato, con un “poco di fatto”: ben che vada il “piano milionario” e comunque colpevolmente tardivo di Solvay consisterà prevedibilmente nel ridurre a 60.000 tonnellate l’anno gli scarichi a mare, obiettivo inaccettabile e peraltro già dovuto entro il 2007. Inaccettabile perché incontrollabile e soprattutto perché non permetterà di raggiungere la qualifica di qualità “buono” per il mare entro il 2015, come prevede la legge. Potrebbe riprodursi un nuovo caso Ilva, nonostante o a causa dei servigi di tutta la schiera di amministratori da decenni. La fossa ce l’hanno già scavata con l’omertà, le minimizzazioni, l’ipocrisia, visibili anche in questi giorni di dibattito speciale, che pure esprime un confuso bisogno di cambiare.

Come scrive il Rapporto Cheli-Luzzati dell’Università di Pisa fin dal 2010, inascoltato, Solvay si è ridotta a dare tra l’1 e il 2% del reddito sul territorio (da Rosignano, a Volterra, a San Vincenzo), tra il 2 e il 4% dell’occupazione, e consuma il 48% dell’acqua dolce della Val di Cecina. In più nel 2012 ha prosciugato completamente il lago di Santa Luce.

L’emergenza acqua creata da Solvay è l’altra gravissima emergenza che affonda il turismo da Castiglioncello a Volterra, dalla quale si esce non con mezze misure, ma solo con un dissalatore da cui Solvay ricavi acqua e sale: si può fare, basta investire, anziché scaricare i propri costi sulla popolazione.

Un’ultima annotazione storica: il PAESE NOVO, l’attuale Rosignano sul mare, si creò intorno alla ferrovia Roma-Pisa e ai suoi lunghi lavori negli anni 1905-10. Il mio bisnonno Colombo Conforti, il “primo cittadino” di questa borgata, costruì una delle prime case sull’Aurelia, poi una seconda dove ora – soprelevata - c’è l’Hotel Rosignano. La Solvay arrivò dopo, proprio attratta dalla nuova ferrovia, oltre che dalla presenza delle materie prime (sale e pietra calcarea), dopo essere stata rifiutata da Cecina.

Infine le case, il teatro e le altre opere sociali – presenti peraltro in quasi tutti i siti Solvay anche all’estero – facevano parte di una politica sociale volta alla ricerca del consenso dei lavoratori, impegnati in fabbricazioni delicate e strategiche, pensiamo al cloro ed ai suoi vecchi impieghi anche militari. La lungimiranza paternalistica ha avuto spazio finchè i profitti erano altissimi, oggi resta solo la brutalità di un impatto insopportabile. Ambientalizzare la vecchia fabbrica è un dovere imperativo, prima nei confronti dei lavoratori, che altrimenti non avrebbero prospettive, poi della popolazione e dell’altra economia, da tempo maggioritaria.


Maurizio Marchi

Medicina Democratica Livorno
www.medicinademocraticalivorno.it