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Tirreno 15/12/2012 |
sabato 15 dicembre 2012
martedì 4 dicembre 2012
Rifiuti: la nostra diffida alla Provincia di Livorno
A tutti i consiglieri provinciali, gli assessori, presidente delle Provincia di Livorno, facente parte di ATO Costa Rifiuti
Oggetto: Piano interprovinciale dei rifiuti, invito a non adottare tale piano, come proposto. Diffida.
Con
la presente si diffidano i soggetti in indirizzo dall’approvare il
Piano interprovinciale dei rifiuti, così come proposto, per le sue
manifeste illogicità, illegalità e novicità per la salute della
popolazione. Qui si sintetizzano i motivi di opposizione dei
sottoscrittori del presente documento di diffida.
1- sovrastima della quantità dei rifiuti:
si sovrastima la previsione della quantità dei rifiuti solidi urbani,
che sarebbero prodotti fino al 2020, per giustificare la costruzione
di un nuovo grande inceneritore a Livorno. Tale sovrastima è illegale,
oltre che illogica ed irrealistica, dato che la Direttiva 2008/98
prevede al primo posto la prevenzione della produzione dei
rifiuti, nella gerarchia delle pratiche per ridurre i rifiuti: si deve
intervenire a monte, nei cicli produttivi delle aziende, per ridurre
alla fonte la quantità e migliorare la qualità – verso il riciclo – di
imballaggi ed altri prodotti.
2- Inutilità ed inaccettabilità
sia di nuovi inceneritori , sia del mantenimento di quelli esistenti.
La VAS conferma la centralità dell’incenerimento dei rifiuti, ribaltando
lo spirito della Direttiva 2008/98.
3- concentramento dell’incenerimento nell’area sud dell’ATO.
Oltretutto la VAS concentra le previsioni di incenerimento nell’area
sud dell’ATO, nonostante che l’area Livorno-Pisa sia inserita da anni
nel Piano di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria, per le
molte emissioni inquinanti già presenti. Per il PRM qualità dell’aria la
Regione Toscana sta spendendo da anni cifre considerevoli , anche se
sempre insufficienti. Tali investimenti verrebbero vanificati con le
previsioni di incenerimento massivo.
4- eccesso di morti per tumore.
L’Agenzia Regionale Sanità sta concludendo uno studio epidemiologico
sull’area Livorno Collesalvetti, le cui conclusioni dovranno essere
conosciute e pesare sulle decisioni politiche riguardo i rifiuti e non
solo, dato che la salute della popolazione è il principale parametro da
tutelare. I dati iniziali dello studio, presentati dal coordinatore
dello studio stesso – il prof. Annibale Biggeri di
ARS e dell’Università di Firenze – al Consiglio comunale di Livorno il
30 maggio 2011, sono di per sé preoccupanti, in quanto testimoniano di
una mortalità per tumore superiore alla media regionale .
Con
l’occasione si rileva l’incostituzionalità dei criteri nella
costituzione di ATO Toscana costa, e quindi l’illegalità nella
formazione delle decisioni. Infatti i comuni hanno un peso
nell’Autorità di ambito non in base al principio costituzionale del
numero di abitanti amministrati, ma del diverso peso che i comuni stessi
hanno nello smaltimento dei rifiuti, presente o futuro: criterio quanto
meno opinabile. Ad esempio il Comune di Peccioli (4.966 abitanti) pesa
per il 3,88 %, più di Viareggio che pesa per il 3,62 % nonostante i
suoi 64.192 abitanti , mentre Rosignano (6,31 %) pesa più di Pisa (6,30 %).
Per
i motivi premessi e sotto indicati, anche alla luce delle concrete
responsabilità personali di carattere contabile e giudiziario che
potranno ricadere sugli amministratori pubblici cui spettano le
decisioni in oggetto,
DIFFIDA
I
Consiglieri Provinciali a non adottare il piano interprovinciale così
come proposto e chiede di prendere una forte iniziativa politica tesa a
modificare la norma regionale che affida alla nuova compagnia (New Co)
la raccolta differenziata dei rifiuti in violazione della normativa
vigente.
La
Comunità d’Ambito territoriale Toscana Costa (Comunità d’Ambito
abrogata con effetto 01/01/2012 L.R. 69 del 28/12/2011 e sostituita
dalla Autorità d’Ambito), in forza dell’articolo 23 bis comma 2 lett. b)
del D.L. 112/2008, norma abrogata per effetto di referendum popolare
del giugno 2011, ha costituito in data 16 dicembre 2011 una società
destinata a divenire società mista pubblica privata (cosiddetta “New-co”
) e a cui verrà affidata anche la gestione della raccolta differenziata
dei rifiuti su tutto il territorio della Costa.
Ciò è in contrasto con quanto stabilisce la norma comunitaria e la legge italiana.
In
particolare l’articolo 11 della Dir. 19 novembre 2008 n.2008/98/CE
stabilisce che “gli Stati membri adottano misure intese a promuovere il
riciclaggio di alta qualità e a tal fine istituiscono la raccolta
differenziata dei rifiuti”. Tale attività deve avvenire attraverso “la
costituzione ed il sostegno di reti di riutilizzo e di riparazione,
l’uso di strumenti economici, di criteri in materia di appalti, di
obiettivi quantitativi o di altre misure.”
Il
legislatore italiano, nella legge di trasposizione della direttiva ora
citata (D.Lgs. 205/2010), ha previsto che tale obiettivo di economicità
può e deve avvenire attraverso l’affidamento esclusivo della gestione
della raccolta differenziata ai Comuni nel territorio dei quali la
raccolta medesima deve svolgersi.
Il
comma 1 dell’articolo 7 della citata legge di trasposizione ha
modificato l’art. 181 del D. Lgs. 152/2006. Esso stabilisce che ”al fine
di promuovere il riciclaggio di alta qualità... le Regioni stabiliscono
i criteri con i quali i Comuni provvedono a realizzare la raccolta
differenziata in conformità a quanto previsto dall’art. 205…”.
Anche
se la Comunità d’ambito è composta dai Comuni, non si può certo negare
che tale Ente (la Comunità d’ambito poi Autorità d’Ambito) è un soggetto
giuridico ed operativo completamente diverso dai singoli Comuni che la
compongono, esattamente come non può sostenersi che una società sia la
stessa cosa di un suo socio.
Se
quindi la legge, recependo una norma comunitaria, ha inteso affidare ai
Comuni la realizzazione della raccolta differenziata; non può certo
sostenersi che la normativa permetta di sostituire al Comune una
Comunità d’ambito costituita da un elevatissimo numero di soci, né
tantomeno che, in subordine, questa Comunità affidi la realizzazione
della raccolta differenziata ad un soggetto (la società mista) che con
gli interessi e le specifiche prerogative di ogni singolo Comune non ha
assolutamente nulla a che spartire. Ciò appare evidente, oltre che
dall’interpretazione letterale della norma, da due semplici
considerazioni:
1) il legislatore ha evidentemente inteso affidare ai Comuni un servizio remunerativo.
2)
le caratteristiche con cui si svolge la raccolta differenziata
richiedono che essa sia organizzata e realizzata in ambito strettamente
locale. Infatti, chi meglio di un Comune (o di una sua società) può
gestire con la necessaria attenzione e capillarità un servizio che
richiede ampio coinvolgimento dei cittadini (si pensi ad esempio alla
raccolta porta a porta).
Questo
concetto è stato rafforzato dal legislatore con la previsione di gravi
sanzioni (comma 3° dell’articolo 205 del D. Lgs. 152/2006) proprio per
quei Comuni che non raggiungono gli obiettivi indicati al comma 1 del
medesimo articolo (65% di RD a dicembre 2012).
E'
quindi del tutto illogico e soprattutto illegittimo, pensare di
aggirare la norma come se i Comuni potessero delegare ad un soggetto
terzo, in parte estraneo alla Pubblica Amministrazione, un servizio che
sono chiamati a gestire direttamente, o al massimo in forma di piccoli
consorzi e società locali, e di cui poi devono rispondere sulla base del
rispetto degli obbiettivi di efficienza di raccolta raggiunti.
La
Comunità d'ambito ha certamente competenze di organizzazione e
coordinamento nella gestione dei rifiuti urbani ma non può arrogarsi
competenze sulla raccolta differenziata che, per espressa norma di
legge, spettano ad altri Enti, per l'appunto i Comuni.
Inoltre
l’impostazione proposta introduce, di fatto, un soggetto monopolistico
violando pesantemente il principio di concorrenza e di libero mercato in
un settore che la legislazione europea, così come recepita dal
legislatore italiano, ha aperto alla libera iniziativa dei soggetti
operanti nel settore della raccolta differenziata finalizzata al
recupero dei materiali.
Oltre
a ciò, come anticipato, la previsione dell'affidamento alla New Co, si
basa su una norma abrogata con il referendum sull’affidamento ai
privati di servizi di rilevanza economica pubblica, quali sono l’acqua e
i rifiuti. Esito che la norma regionale e le decisioni qui contestate
ritengono evidentemente di non dover recepire.
Inoltre,
nella New Co, l’ingresso del capitale privato deve ancora avvenire.
Eventualità questa tuttavia impraticabile poiché è stata abrogata
proprio la norma che lo prevedeva (il citato art. 23 bis del D.L.
112/2008), mentre l’art. 26 della LR 61/2007 è troppo generico per
legittimare l’affidamento ad un unico soggetto il servizio.
Un
discorso a parte merita l’aspetto economico dell’intera questione. Si è
visto che la direttiva comunitaria richiede che la raccolta
differenziata venga realizzata con l’uso di strumenti economici. Si
legge nel bilancio dell’ATO, sotto la voce “funzione 09 – funzioni
riguardanti la gestione del territorio e dell’ambiente, servizio 05-
servizio smaltimento e rifiuti (ma non si doveva parlare di raccolta
differenziata, quindi di recupero?), che il codice 20905062600 soltanto
per incarichi di consulenza per costituzione di società mista ammonta
alla rispettabile cifra di € 427.916,50. Forse sarebbe opportuno e
prudente che gli amministratori, prima di procedere oltre, chiedessero
su questo un parere alla Corte dei Conti.
Altro
aspetto da evidenziare è che il piano proposto assume come
“fisiologiche” la mancata attuazione delle buone pratiche ed il mancato
raggiungimento delle quote percentuali di RD imposte per legge,
dilazionando queste ultime all'anno 2020.
Questo
comporta la previsione di una produzione eccesiva di rifiuti non
differenziati da destinare agli impianti con notevoli aumenti dei costi
di gestione.
La
dilazione degli obbiettivi di raccolta differenziata poi costituisce
una deroga -del tutto arbitaria- al dettato normativo esponendo chi vi
aderisce a pesanti sanzioni D. Lgs. 152/2006, articolo 205 comma 3.
In
merito, anche la Corte Costituzionale si è espressa in modo
inequivocabile quando, con la sentenza 158/2012 pubblicata sulla G.U. il
27 giugno scorso, ha ribadito in via definitiva che la potestà di
concedere deroghe ai Comuni relativamente agli obiettivi di raccolta
differenziata, appartiene unicamente allo Stato e non alle Regioni (vedi
ATO poi Comunità d'ambito) che non possono disciplinare unilateralmente
in materia.
Come
già detto sopra, si sottolinea la sovrastima della quantità dei
rifiuti indifferenziati prevista all’interno del piano interprovinciale,
sovrastima già smentita dai dati ufficiali pubblicati dalla Regione
Toscana, (fonte ARRR Osservatorio Rifiuti: RU prodotti anno 2010:
942.503 ton.; anno 2011: 888.603 ton) che dimostrano un calo di
produzione di circa il 6% in un solo anno. Per gli stessi anni le
previsioni del piano interprovinciale fissavano una produzione di RU
rispettivamente pari a 927.229 e 937.428 tonnellate, con un incremento
annuo di circa 1,1%. La contraddizione tra i dati reali e quelli stimati
all’interno del piano è evidente, come scandalosamente evidente è il
motivo vero a cui tali previsioni sottendono: la necessità di
giustificare la costruzione di un nuovo grande inceneritore a Livorno.
Bloccare il piano provinciale smascherandone la falsità dei presupposti
significa bloccare la costruzione di un impianto tanto costoso quanto
inutile e ambientalmente pericoloso, e la cui tecnologia è, alla luce
delle normative vigenti e delle modifiche in corso, ormai senza futuro.
Infatti,
tale sovrastima è illogica, dato che la Direttiva 2008/98, recepita dal
D. Lgs. 152/2006, prevede una precisa gerarchia nell’organizzazione
della gestione dei rifiuti:
a)
prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d)
recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e) e solo
per ultimo lo smaltimento. Le priorità all’interno di questa gerarchia
sono state ulteriormente definite dal Parlamento Europeo nel mese di
aprile u.s., tramite la Relazione per la revisione del programma
d'azione in materia di ambiente indirizzata alla Commissione: l'aula
chiede alla Commissione europea una migliore applicazione della vigente
legislazione comunitaria sui rifiuti ed obiettivi più ambiziosi di
prevenzione, riutilizzo e riciclaggio, tra cui un netto decremento della
produzione di rifiuti. Tra le richieste del Parlamento spicca inoltre
l'introduzione del divieto d’incenerimento dei rifiuti che possono
essere riciclati o compostati.
E'
chiaro dunque come le indicazioni del piano risultino in contrasto con
le buone pratiche richieste e normate dalla Unione Europea.
Ciò
vale naturalmente per tutti i Comuni dell’ATO che saranno costretti,
“per contratto”, ad alimentare con i loro rifiuti gli impianti di
incenerimento, sottraendo, in questo modo, risorse indispensabili per
incrementare le R.D. e svolgere le azioni di prevenzione e riduzione dei
rifiuti imposte per legge.
Si preannuncia che qualora non fosse recepita la sostanza della volontà emergente dal presente documento, i sottoscritti impugneranno al TAR le delibere relative.
04/12/2012
Medicina Democratica Livorno, Pisa e Lucca
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Ubicazione:
Livorno LI, Italia
giovedì 29 novembre 2012
Liceo Fermi di Cecina, l'inizio della fine... dei pollai
Deludente la
risposta
della dirigente scolastica del liceo Fermi di Cecina.
A seguito dei
continui e sistematici tagli, a fine luglio l'Ufficio
Scolastico
Provinciale ha negato la formazione di una classe prima su
quattro,
costringendo la scuola a creare tre "classi pollaio" ed a
rifiutare
alcune iscrizioni. Di fatto, è stato negato il diritto
costituzionale allo studio. Se fossero rimaste quattro,
rispettando
le norme, non ci sarebbe stata tutta questa polemica.
Adesso, dopo che l'Asl ha segnalato delle anomalie (perchè chiamata dal Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza), la dirigente racconta che gli studenti saranno
spostati
in un altro plesso, altri spostati nei laboratori e forse ci
saranno
turnazioni pomeridiane o chissà cos'altro; si provocheranno,
cioè, maggiori disagi e disservizi quando l'unica strada
percorribile
sarebbe quella di istituire più classi e meno pollai, almeno
per le
classi prime (i ragazzi confermano la presenza di aule vuote
regolarmente utilizzabili se non si superassero i limiti di
legge).
E' ovvio che col tempo la situazione delle classi superiori si
normalizzerebbe. L'importante è partire. Nel frattempo l'Asl
pazienterà ancora un po' (ha aspettato 37 anni essendo la
legge del
1975), e per favore non facciamo solo ora "i più realisti del
re".
Per i laboratori,
inoltre, ricordiamo che fanno parte del piano dell'offerta
formativa (vedasi pag.5 del POF sul sito della scuola), cioè
il
“contratto” stipulato tra la scuola e gli studenti, iscrittisi
anche grazie alla loro presenza. Come tali, i laboratori
devono
rimanere in funzione, non smantellati.
La soluzione
proposta dalla
dirigente, quindi, non piace a nessuno: dopo lo scippo di una
classe e la negazione del diritto allo studio adesso si
vogliono negare altri importanti servizi, obbligando studenti
e
professori a transumanze fra plessi o ad orari strampalati. A
tutto
c'è un limite! Chiediamo trasparenza – da oltre tre mesi le nostre richieste di informazioni sull'affollamento alle scuole della provincia, liceo compreso, sono inevase – e soprattutto
chiediamo
che le istituzioni (in primis l'USP di Livorno) si facciano
carico di
dirimere la questione semplicemente potenziando l'organico a
beneficio della qualità, del diritto allo studio e della
sicurezza.
Ovviamente i danari per farlo ci sono, ma vengono spesi male,
molto
male dallo Stato, a discapito dei nostri ragazzi.
Nota: a seguito comunicazione pervenuta dal RLS del liceo Fermi, segnaliamo che tali problematiche riguardano tutte le scuole, non solo il liceo. Quel che sta avvenendo in questi giorni nella più nuova delle scuole della provincia, costituisce un'ulteriore garanzia per i genitori: il liceo, infatti, godrà per il futuro di aule non affollate a beneficio degli studenti. Cosa che per ora non avverrà nelle altre scuole fino a quando qualcuno non segnalerà tali problematiche all'ASL.
Beni Comuni della Val di Cecina
Medicina Democratica
Nota: a seguito comunicazione pervenuta dal RLS del liceo Fermi, segnaliamo che tali problematiche riguardano tutte le scuole, non solo il liceo. Quel che sta avvenendo in questi giorni nella più nuova delle scuole della provincia, costituisce un'ulteriore garanzia per i genitori: il liceo, infatti, godrà per il futuro di aule non affollate a beneficio degli studenti. Cosa che per ora non avverrà nelle altre scuole fino a quando qualcuno non segnalerà tali problematiche all'ASL.
Beni Comuni della Val di Cecina
lunedì 26 novembre 2012
PRESENTAZIONE DEI LIBRI DI ROBERTO BAROCCI E MAURIZIO MARCHI
SABATO 1 DICEMBRE ORE 17 A
ROSIGNANO SOLVAY presso il BAR MIRÒ in p.zza Risorgimento
presentazione dei LIBRI diRoberto BAROCCI e Maurizio MARCHI
Barocci presenterà, anche con un filmato, il suo libro “Arsenico
e scellerati progetti” parlando anche dell’inceneritore di
Scarlino (proprietà MPS-PD).
Marchi presenterà il suo libro “LA SINISTRA E’ FINITA IN DISCARICA ? Discarica di Scapigliato 1982 – 2012
Trent’anni di affari sui rifiuti, menzogne,
inquinamento, carriere, clientele ed altre miserie”
Rifiuti come business. La sinistra di Rosignano e toscana è finita
in discarica ? il punto interrogativo lascia la porta aperta a quell’uno
su cento che si ravvedesse, e cominciasse a parlare
“dall’interno”: ne vedremmo davvero delle belle...
Diversi lettori si stupiranno nel leggere trent’anni di menzogne ed affari già “pubblici”: ma è ragionevole pensare che quel che è pubblico sia poco rispetto a quello che resta nascosto.
Diversi lettori si stupiranno nel leggere trent’anni di menzogne ed affari già “pubblici”: ma è ragionevole pensare che quel che è pubblico sia poco rispetto a quello che resta nascosto.
Questo libro vorrebbe avere tre funzioni : ricostruzione
storica dei fatti, a trent’anni dall’inizio dell’avventura di
Scapigliato, ma anche riflessione sul decadimento/stravolgimento della natura
della ormai ex-sinistra, quella che si definiva comunista. Una rivisitazione da sinistra di questa ingombrante esperienza, che ha
segnato e segnerà ancora nel profondo la storia del nostro territorio.
Ha anche una terza funzione, la più urgente: reclamare di
nuovo il rispetto del referendum del 13 giugno 2011 contro la privatizzazione
dei servizi pubblici (rifiuti, acqua, trasporti), come ribadito dalla Corte
Costituzionale nel luglio 2012, mentre i nostri affaristi tosco-costieri
costituiscono Reti Ambiente Spa, aspettando una multinazionale.
ADERIAMO CON CONVINZIONE E SEGNALIAMO L'INIZIATIVA DI SOS-GEOTERMIA DEL 15/12/2012
Insieme a Medicina Democratica
ci uniamo alla lotta di
IL
FUTURO CHE VOGLIAMO!
Sul
monte Amiata nel nome della speculazione e del profitto si sta
procedendo, ad
opera
dell'Enel e con l’avallo derivato da precise scelte della Regione
Toscana,
degli
amministratori locali e dei partiti politici che li sostengono,
ad
uno scempio ambientale gravissimo
giustificato
dalla falsa convinzione che
la
geotermia sia una fonte energetica rinnovabile e pulita.
Nel
caso delle centrali amiatine
è
esattamente il contrario!
Allo
stato attuale è in atto un piano di riassetto degli impianti di
Piancastagnaio, che prevede un potenziamento delle centrali attuali
tramite la realizzazione di nuovi pozzi e il ripristino e il
potenziamento degli esistenti, per raggiungere e mantenere nel tempo
la potenza di 60MW (dagli attuali 40 circa), interessando il bacino
profondo fino 4000 metri e con 14 chilometri di nuove tubazioni tutte
fuori terra, provocando una vera e propria devastazione del
territorio. A Bagnore è stata appena deliberata la VIA per la
realizzazione di una nuova megacentrale di 40 MW che aggraverà
ulteriormente il degrado ambientale amiatino. Il Coordinamento dei
Movimenti per l'Amiata SOS GEOTERMIA si oppone ad entrambi,
denunciando gli ulteriori gravissimi danni che questi due eventi
porteranno al proprio territorio: inquinamento atmosferico e delle
acque potabili, danni alla salute dei cittadini, ulteriore
abbassamento di una delle falde acquifere più importanti del centro
Italia.
Oltre
al doveroso ricorso al Tar, già in via di presentazione,
SOS
GEOTERMIA ha indetto per il prossimo
15
Dicembre 2012
una
giornata di mobilitazione a
Piancastagnaio
per
fermare i lavori
prima
che i danni siano irrecuperabili
Programma
della giornata di MOBILITAZIONE
- Ore 10, SIT IN ai Giardini Nasini davanti al Comune di Piancastagnaio
- Ore 14,30, CORTEO per le vie del paese con arrivo al pozzo PC 36 e ritorno
- Ore 17 (circa), ASSEMBLEA-dibattito presso il Centro Anziani.
È
possibile un modello economico alternativo che salvaguardi le
risorse
e sia a favore dei cittadini e non delle multinazionali !
Quello
che vogliamo per il nostro territorio è:
- Tutela e ripristino delle sorgenti amiatine, nella loro quantità e qualità e salvaguardia dell’intero bacino di ricarica della falda acquifera
- Un modello di futuro per il territorio che valorizzi le risorse ambientali culturali e sociali
- Una politica territoriale seria tesa al risparmio energetico
- Un uso delle tecnologie a bassa entalpia per il consumo e lo sviluppo economico locale fuori da ogni logica speculativa, consociativa e affaristica
- Tutela e valorizzazione dei numerosi prodotti tipici locali
- Garanzia per tutti di un lavoro utile e dignitoso, sostenibile, che non crei danno alla salute e all'ambiente
La
nostra è una battaglia per l'ambiente, ma anche per la democrazia,
perché i cittadini devono poter decidere del proprio futuro, dello
sviluppo del proprio territorio della propria salute e di quella dei
propri figli.
Rivogliamo
tutto ciò che ci è stato tolto. Vogliamo cambiare questo stato di
cose: i pochi, in alto, non possono decidere per i molti in basso.
Chiediamo
pertanto a chi condivide le nostre ragioni
di
sottoscrivere il nostro manifesto,
di
sostenere la nostra lotta e
di
partecipare numerosi alla giornata di mobilitazione!
Per
info e contatti
sabato 17 novembre 2012
Le cause ambientali del cancro
In tema di inceneritori, è
indispensabile lo studio di Lorenzo Tomatis “Le cause ambientali del
cancro”, che contiene anche la tossicità di altre
sostanze (amianto, benzene, stirene, ecc).
Ubicazione:
Livorno LI, Italia
venerdì 9 novembre 2012
Centenario Solvay: niente da festeggiare
Solvay celebra i suoi 100 anni di
presenza a Rosignano, e li dimostra tutti: impianti lasciati marcire, riserve
d’acqua esaurite, investimenti e manutenzioni quasi zero, occupazione al minimo
storico, idee ancora meno.
Solo i profitti spediti all’estero si
mantengono buoni, ed addirittura vorace è l’appetito sulle risorse naturali,
salgemma ed acqua. Ma non si fraintenda, non è una controtendenza al
decadimento: Solvay da anni ha scelto di dirottare i suoi investimenti
sulla finanza, non più sull’industria.
Ed è prevedibile che appena riuscirà a
mettere definitivamente le mani sul salgemma restante della Val di Cecina e sul
progetto d’invaso IDRO-S, darà tutto in gestione ad un’altra
multinazionale, e ci saluterà.
Mai come in questo momento il
futuro dei lavoratori è incerto. Colpa di Solvay che ha preso tanto e dato
sempre meno a questo territorio. Ma colpa anche e soprattutto delle istituzioni
e dei sindacati – deboli e subalterni – che assistono inerti al disimpegno
strisciante della multinazionale, scavando di fatto la fossa ai lavoratori.
Da mesi abbiamo proposto un accordo alternativo, un piano industriale su larga scala, di ambientalizzazione
radicale – con un dissalatore al centro – e di rilancio delle produzioni su
basi nuove, basato sul risparmio energetico e di risorse e sulla difesa della
salute. E’ indispensabile che su questo programma alternativo si mobilitino i
lavoratori, e convergano le forze sane della società per
spingere le istituzioni a schierarsi senza indugi dalla parte dei lavoratori,
dell'ambiente, della salute, degli interessi collettivi contro i ricatti della
multinazionale.
Se non ci sarà fin dai prossimi giorni
questa svolta, la fabbrica continuerà la sua corsa verso il decadimento, e
saranno – più di sempre – i lavoratori a farne le spese. E la popolazione a
subire il danno e la beffa delle mancate bonifiche, con danni alla salute
che si protrarranno per decenni.
Comitato
Beni Comuni della Val di Cecina
Medicina
Democratica
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